"Non c'è un fenomeno migranti e se
procedure e protocolli vengono rispettati non ci sono rischi per
le popolazioni locali. Il fatto che queste persone, non appena
arrivate in Italia, vengano valutate per la presenza di
coronavirus è una garanzia per i cittadini". Lo afferma il
virologo Paolo Fazii, direttore del laboratorio della Asl di
Pescara, a proposito dei numerosi migranti ospiti in strutture
abruzzesi e risultati positivi al virus.
"Vengono da luoghi di detenzione in cui sono costretti a
stare in condizioni drammatiche, per cui il contagio è più
facile - osserva l'esperto - Viste le condizioni in cui vivono e
considerato che a livello mondiale siamo nella fase peggiore
della pandemia, la possibilità che possano avere il virus è
molto più alta. Per la popolazione locale, però, non ci sono
rischi. Finché non guariranno non potranno uscire da quella
struttura".
Le persone in questione sono tutte asintomatiche. In molti
casi erano state sottoposte a test sierologico dopo lo sbarco ed
erano risultate negative, ma poi sono risultate positive al
tampone eseguito in Abruzzo. In tal senso, Fazii afferma che "il
test da fare al loro arrivo in Italia dovrebbe essere il
tampone, unico strumento riconosciuto, mentre il sierologico è
un test di supporto".
In ogni caso, ribadisce il virologo, "non sono situazioni che
destano particolare allarme: sono più controllabili loro delle
persone che invece rientrano dai Paesi europei. Grande
attenzione, in questo periodo, ad esempio - sottolinea - va
posta su chi arriva dall'Est Europa, area da cui gli spostamenti
sono molto più semplici. Il virus ormai è endemico e l'unica
arma che abbiamo a disposizione, insieme alla diagnostica, è la
prevenzione: bisogna indossare le mascherine e rispettare il
distanziamento sociale".
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