E poi c'è il comportamento dell'automobilista marocchino e di come esso sia alla base della strage quotidiana sulle strade, dove le regole che esistono sono sistematicamente ignorate per il fatto stesso di essere state imposte. La strada, commenta amaramente Mazini, è oramai una arena che ci si contende a colpi di ''inciviltà, sputi ed insulti''. Lo scrittore, sempre intingendo l'ideale pennino nel curaro, fa poi delle corrosive considerazioni del rapporto dei marocchini con il vino. Che dovrebbe essere un controsenso, essendo la consumazione degli alcolici vietata, ma tollerata al punto che la media nazionale definisce un consumo pro capite di 4,3 litri all'anno. Il marocchino, per lo scrittore, usa l'alcol ''per affogare i suoi dispiaceri'' o per ''rinfrescare sentimenti bellicosi''.
Al sito La Vie economique, che lo ha intervistato alla vigilia dell'uscita del libro, Habib Mazini spiega il perchè di un titolo così tranchant: ''irriverente non significa insultante o disilluso. L'irriverenza riflette piuttosto la passione per l'oggetto, in questo caso il mio Paese. Lo scopo del mio libro è quello di conciliare il marocchino con il Marocco, l'unico modo per evitare il disagio lo ci circonda''. E Mazini riserva un giudizio caustico con alcune figure (medico, giudice, docente universitario), invitate a ''ristabilire il contatto con i fondamenti etici della loro professione. Possiamo guarire, giudicare o insegnare astraendoci dalle realtà sociali e culturali?''. (ANSAmed).