(ANSAmed) - Napoli, 12 nov - Uomini illustri, vite
quotidiane, momenti bui e drammatici e altri di profonda
condivisione con la città. E' la storia della comunità ebraica
di Napoli, che celebra i suoi primi 150 anni con una mostra
inaugurata oggi nelle sale della Biblioteca Nazionale di Palazzo
Reale.
L'esposizione si intitola "La Comunità Ebraica di Napoli,
1864-2014: 150 anni di storia" ed è realizzata con il sostegno
della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Regione
Campania, dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Fondazione Beni Culturali Ebraici.
La storia della comunità ebraica napoletana viene ripercorsa
attraverso i documenti che segnano le tappe fondamentali del suo
percorso, accanto agli oggetti della liturgia. La storia parte
però molto prima di 150 anni fa, già nel IV secolo dopo Cristo,
quando si hanno le prime testimonianze della presenza ebraica
nel mezzogiorno d'Italia, fino al 1510 con l'editto in cui il re
Ferdinando il Cattolico ordinò la cacciata degli ebrei dal Regno
di Napoli che si tramutò in una espulsione nel 1541.
Un ruolo importante nel radicamento della comunità ebraica a
Napoli la ebbero i Rotschild che, come testimoniato dai
documenti in mostra, attraverso Carl Rothschild contribuirono
significativamente alle strutture per il culto e a un ruolo
sempre più importante della comunità nell'economia cittadina. A
lui si deve la prima sede di Villa Pignatelli e anche l'apertura
della sinagoga, sempre nel quartiere di Chiaia, che venne presa
in fitto e poi acquistata in seguito con il contributo dei
membri della comunità. Fu lì, come emerge anche dalle foto, che
nel 1966, il cardinale Ursi sancì l'amicizia tra la comunità
cattolica e quella ebraica visitando proprio la sinagoga.
Tante le immagini fotografiche spiccano quelle che mostrano
le fiorenti attività commerciali degli ebrei di Napoli. Ma la
vita ebraica a Napoli si lega anche a quella degli aspetti più
tipici di Napoli, come il calcio. E infatti la mostra non
dimentica la figura di Giorgio Ascarelli, imprenditore di
successo nel settore tessile ma anche appassionato di sport: fu
lui nel 1926 a fondare il Napoli Calcio, la società sportiva che
raccolse tutte le piccole squadre esistenti in città dando
inizio all'epopea del club azzurro. Non mancano ovviamente le
testimonianze della Shoah e delle tante famiglie di ebrei
napoletani prima discriminate e poi deportate negli anni del
nazifascismo.
La mostra resterà aperta fino al 12 dicembre e poi si
trasferirà, dal 14 gennaio al 28 febbraio, all'Archivio di Stato
di Napoli. (ANSAmed).