(ANSAmed) - TUNISI, 10 FEB - A poco più di anno
dall'approvazione della nuova costituzione tunisina e alla luce
dei recenti eventi egiziani, quali nuove libertà è necessario
affermare? Quale la posizione dello Stato rispetto ai diritti
sociali ed economici? E ancora, quali le prospettive del
coinvolgimento europeo nei due paesi? A questi temi ha cercato
di dare una risposta il workshop internazionale intitolato
''Diritti di cittadinanza all'indomani delle rivolte arabe. Il
caso di Tunisia ed Egitto'' svoltosi ieri a Tunisi nell'ambito
del progetto ''EU-Spring'', coordinato dall'Università degli
Studi di Napoli ''L'Orientale'' e sponsorizzato dalla Compagnia
di San Paolo. L'incontro, che ha visto la partecipazione di
numerosi esperti europei, americani, tunisini ed egiziani si è
inevitabilmente aperto con l'analisi del caso tunisino: dalla
questione dell'economia informale, dell'incremento della
disoccupazione e del diritto al lavoro, citando il divario
creatosi tra costituzione formale e costituzione materiale
grazie all'intervento di Hamadi Redissi dell'Università Farhat
Hached di Tunisi, si è ripercorso il processo di scrittura della
costituzione nel paese, soffermandosi in particolare su quegli
articoli, come l'art. 1, che, maggiormente rappresentano
l'identità del paese e sono stati un positivo esempio di
mediazione politica e sociale.
Per l'Egitto, la cui situazione è piu' complicata, Mohamed
al-Agati dell'Arab Forum for Alternatives del Cairo, ha
sottolineato come non sia possibile un'implementazione effettiva
dei diritti di cittadinanza senza un'apertura della sfera
pubblica e una concezione maggiormente inclusiva della stessa.
Nonostante uno sbilanciamento della costituzione egiziana a
favore delle istituzioni statali rispetto alla tutela dei
diritti dei singoli cittadini, spiega Amy Hawthorne del Rafik
Hariri Center per il Medio Oriente di Washington DC, è
possibile intravedere in quel paese anche dei cambiamenti
positivi, ad esempio la campagna contro la violenza sulle donne.
''Ma molta strada è ancora da fare'' ha concluso in
collegamento video Robert Springborg (Naval Postgraduate
School), che ha posto l'attenzione sui requisiti necessari a
rendere effettivi i diritti di cittadinanza.
A conclusione dell'incontro, un panel specifico sul ruolo
dell'UE come attore esterno nel processo di transizione dei due
paesi con gli interventi di Rosa Balfour dell'European Policy
Centre di Bruxelles, Ruth Hanau-Santini dell'L'Orientale e
Richard Youngs del Carnegie Endowment for International Peace,
Washington DC che hanno sottolineato, da una parte, la linea di
continuità delle politiche europee rispetto al netto cambiamento
cui si aspirava all'indomani della Primavera Araba, dall'altra
il discorso di autocritica e il ridimensionamento delle
ambizioni iniziali di porsi come modello da seguire. Dalle
discussioni è emerso in conclusione, spiega Pietro Longo
dell'Orientale di Napoli ad ANSAmed, come la profonda crisi
economica e di legittimità interna che l'UE sta attualmente
attraversando, possa rappresentare, in realtà, un'occasione
anche per riformulare le sue politiche in Nord Africa,
abbandonando il tradizionale approccio asimmetrico e
presentandosi come attore sempre più credibile e paritario.
(ANSAmed)