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A Tunisi conferenza su cittadinanza dopo rivolte arabe

Nell'ambito del progetto EU-Spring Università Napoli

10 febbraio, 10:22

(ANSAmed) - TUNISI, 10 FEB - A poco più di anno dall'approvazione della nuova costituzione tunisina e alla luce dei recenti eventi egiziani, quali nuove libertà è necessario affermare? Quale la posizione dello Stato rispetto ai diritti sociali ed economici? E ancora, quali le prospettive del coinvolgimento europeo nei due paesi? A questi temi ha cercato di dare una risposta il workshop internazionale intitolato ''Diritti di cittadinanza all'indomani delle rivolte arabe. Il caso di Tunisia ed Egitto'' svoltosi ieri a Tunisi nell'ambito del progetto ''EU-Spring'', coordinato dall'Università degli Studi di Napoli ''L'Orientale'' e sponsorizzato dalla Compagnia di San Paolo. L'incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi esperti europei, americani, tunisini ed egiziani si è inevitabilmente aperto con l'analisi del caso tunisino: dalla questione dell'economia informale, dell'incremento della disoccupazione e del diritto al lavoro, citando il divario creatosi tra costituzione formale e costituzione materiale grazie all'intervento di Hamadi Redissi dell'Università Farhat Hached di Tunisi, si è ripercorso il processo di scrittura della costituzione nel paese, soffermandosi in particolare su quegli articoli, come l'art. 1, che, maggiormente rappresentano l'identità del paese e sono stati un positivo esempio di mediazione politica e sociale. Per l'Egitto, la cui situazione è piu' complicata, Mohamed al-Agati dell'Arab Forum for Alternatives del Cairo, ha sottolineato come non sia possibile un'implementazione effettiva dei diritti di cittadinanza senza un'apertura della sfera pubblica e una concezione maggiormente inclusiva della stessa.

Nonostante uno sbilanciamento della costituzione egiziana a favore delle istituzioni statali rispetto alla tutela dei diritti dei singoli cittadini, spiega Amy Hawthorne del Rafik Hariri Center per il Medio Oriente di Washington DC, è possibile intravedere in quel paese anche dei cambiamenti positivi, ad esempio la campagna contro la violenza sulle donne.

''Ma molta strada è ancora da fare'' ha concluso in collegamento video Robert Springborg (Naval Postgraduate School), che ha posto l'attenzione sui requisiti necessari a rendere effettivi i diritti di cittadinanza. A conclusione dell'incontro, un panel specifico sul ruolo dell'UE come attore esterno nel processo di transizione dei due paesi con gli interventi di Rosa Balfour dell'European Policy Centre di Bruxelles, Ruth Hanau-Santini dell'L'Orientale e Richard Youngs del Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC che hanno sottolineato, da una parte, la linea di continuità delle politiche europee rispetto al netto cambiamento cui si aspirava all'indomani della Primavera Araba, dall'altra il discorso di autocritica e il ridimensionamento delle ambizioni iniziali di porsi come modello da seguire. Dalle discussioni è emerso in conclusione, spiega Pietro Longo dell'Orientale di Napoli ad ANSAmed, come la profonda crisi economica e di legittimità interna che l'UE sta attualmente attraversando, possa rappresentare, in realtà, un'occasione anche per riformulare le sue politiche in Nord Africa, abbandonando il tradizionale approccio asimmetrico e presentandosi come attore sempre più credibile e paritario.

(ANSAmed)
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