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Mediterraneo 'spazio dell'altro' per dialogo tra religioni

Imam Masotti, chi uccide urlando 'Allah Akbar' bestemmia

12 aprile, 11:16

(ANSAmed) - Napoli, 12 apr - Uno spazio condiviso, che sia non di tolleranza ma di dialogo e, anzi, di arricchimento reciproco partendo dalle differenze e non dai punti in Comune.

E' questo il nuovo orizzonte disegnato per il Mediterraneo da tre esponenti delle grandi religioni monoteiste che si sono incontrati a Napoli: Umberto Piperno, rabbino capo di Napoli, imam Abd al-Ghafur Masotti, responsabile per il dialogo interreligioso della COREIS (Comunità religiosa islamica) e monsignor Lucio Sembrano del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, hanno discusso alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sul tema "Lo spazio dell'altro nella propria tradizione religiosa". Un tema, quello dello spazio, che Piperno affronta in modo diretto, facendo riferimento al conflitto arabo-israeliano: "Non si può limitare - spiega - lo spazio rispetto a Dio, che è ovunque. Ma lo spazio riguarda il prototipo del conflitto, come nella Bibbia, in cui Caino e Abele combattono, secondo alcune interpretazioni, per uno spazio: si trovano in un campo, che può essere un luogo sacro della religione, della sacralità. E oggi molti conflitti avvengono perché un gruppo si ritiene padrone di un luogo, per un diritto sacro di esercitare la possibilità di una emanazione della divinità. Il luogo della propria religione". E se il problema è lo spazio, allora è chiaro che il Mediterraneo sia terra di conflitti, anche se non sempre è stato così, come ricorda l'imam Abd al-Ghafur Masotti: "L'assioma dello "Scontro di civiltà" di Huntington è che, visto che ci sono stati quattordici secoli di lotta tra islam e occidente, questa lotta ci sarà sempre. Non è così, anzi, tra le due crociate ci fu un momento luminoso per entrambe le religioni, penso ad Alberto Magno e ai grandi mistici musulmani. La contrapposizione serve, perché serve un nemico ideale: per i comunisti era il borghese, per il nazismo l'ebreo e oggi il nemico ideale è l'islam e per farlo si afferma che il corano contiene in sé parole di odio. La verità è che chi uccide non conosce il Corano e quando urla 'Allah akbar' sta bestemmiando".

Perché invece, spiega il rappresentante della Coreis, nel Corano si evidenzia la necessità della diversità delle religioni: "Nel Corano - dice - si legge: se dio avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Gareggiate in opere buone, un giorno tutti tornerete a lui. Per questo il dialogo è utile, non solo a partire dai punti che ci accomunano, ma soprattutto dalle differenze, che sono quelle che ci arricchiscono". Ma chi semina odio non fermerà il dialogo "che ormai da 50 anni è stato istituzionalizzato dalla chiesa con il documentato 'Nostra aetate' del Copncilio Vaticano II e che andrà avanti nonostante questi tempi difficili", spiega monsignor Sembrano.

"Il dialogo è in una fase incipiente e non può che crescere - prosegue - e infatti ora le diocesi stanno costituendo gli uffici per il dialogo interreligioso: la chiesa va controcorrente, indicando che la via non è quella degli steccati. Ora sarebbe anche auspicabile che nelle facoltà teologiche, dove si preparano le guide delle comunità spirituali, si facesse più attenzione al dialogo, dedicandogli uno spazio nei programmi accademici". (ANSAmed).

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