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'Napolislam' diventa libro, voci diverse di città che cambia

Con Pagano l'islam a Napoli e in un'Italia mai più come prima

27 maggio, 13:50

(ANSAmed) - ROMA, 27 MAG - C'è Ciro (Capone Muhammad) che "prima di quella sera" non conosceva "niente, né dell'islam né di Dio", che era come un "prodotto occidentale, "uguale a come ci voleva la televisione", ma che un giorno va in libreria a cercare un libro su Maradona e invece finisce per comprare un Corano, e trova l'islam. E poi c'è Salvatore Muhammad, per il quale l'Italia "deve essere governata dalla sharia, dalla legge di Dio, non dalla legge dei mafiosi, la legge dei corrotti".

Proprio come aveva detto il tassista del Cairo nella pagina precedente, uomo devoto che racconta l'esosa richiesta di un poliziotto, una 'mancia' uguale ai suoi guadagni di un mese, per cinque metri fatti in retromarcia: "Se al posto di questo governo corrotto ci fosse la sharia, non ci troveremmo in condizioni del genere". Parole che spiegano molto della popolarità, almeno all'epoca di Mubarak, dei Fratelli Musulmani in Egitto. Sono solo i primi nella catena di personaggi che popolano "Napolislam" (Centauria, 18 euro), il libro di Ernesto Pagano che fa seguito al suo documentario omonimo, vincitore del Biografilm Italia Award 2015. E che si addentra in quella materia seguendo una nuova trama narrativa, in cui si intrecciano spezzoni di vita dello stesso autore - giovane arabista che fa la spola tra il vitale magma umano e sociale dell'Egitto e un'Italia stanca e avara di occasioni - e spaccati di vita di una Napoli che accoglie e metabolizza a modo suo quell'alieno, l'islam, che dall'11 settembre lacera e interroga la nostra contemporaneità.

In un'Europa inaridita dalla morte delle ideologie e dall'atrofizzarsi dei suoi stessi valori fondativi, "l'islam è un'offerta spirituale e ideologica irresistibile - spiega Pagano - sia per chi ha perso tutto che per chi si interroga sul destino del mondo". Ma Napoli, a confronto con l'Europa, "non ha paura del diverso", al massimo "lo prende in giro o lo prende a calci. Altre volte gli dà una pacca sulle spalle o lo invita per un caffè. In ogni caso non lo ignora, non può permetterselo". In questa Napoli una pasticceria vicina ad una moschea si convertirà ai pasticcini 'halal', accogliendo i fedeli del venerdì come faceva con i suoi storici clienti per il pranzo domenicale. Il mercato di piazza Mancini accoglie venditori di ogni razza e religione, ma per inquadrarli gerarchicamente a seconda delle provenienze e renderli tutti rispettosi dello stesso 'sistema' che regola anche i commerci ambulanti. E giovani donne che si sposano con un musulmano cercano percorsi inediti per amalgamare le due culture, anche se talvolta gli scogli appaiono insormontabili. E' il caso della giovane convertita Claudia, che come una martire dell'hijab cerca un impossibile lavoro come commessa presentandosi con il foulard sulla testa, ma dice: "Adesso, da quando indosso il velo, non temo più il giudizio e lo sguardo di nessuno se non quello di Allah". Salvo poi ricredersi mesi dopo, perché la pressione di quello che dice la gente "è difficile da sopportare". O di un'incredula Francesca che ascolta Walid, il marito della figlia, dire che "la femmina quando si sposa deve essere vergine".

Storie individuali che si intrecciano con la coralità di una Napoli ormai multietnica, "frenetica e disordinata", piena di risorse umane ma anche di atavici problemi.

"Se l'islam è arrivato pure qua, in un basso del quartiere Sanità, allora significa che può arrivare ovunque", dice Francesco, che la conversione ha trasformato in un uomo ascetico, e vuole partire per Londra perché a Napoli non ci sono lavori leciti per l'islam. Non lo è per esempio il commercio di marchi contraffatti: anche se "Dolce e Gabbana vende le borse a duemila euro", spiega, "il Profeta ha detto che non bisogna danneggiare gli altri".

Insomma, ancora civiltà e codici etici a confronto, in un libro che, come ha scritto Roberto Saviano, "cambierà per sempre la percezione che avete del vostro Paese". (ANSAmed).

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