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Migranti: agricoltori, 'Senza saremmo in difficoltà'

Confederazione, circa 10% è straniero. Combattiamo caporalato

07 febbraio, 14:22

(di Francesco Tedesco).

(ANSAmed) - NAPOLI, 7 FEB - "Senza il lavoro degli immigrati l'agricoltura italiana andrebbe in difficoltà, perché alcune produzioni non possono essere meccanizzate. Se non ci fossero i lavoratori stranieri probabilmente non saremmo in grado di produrre, trasformare e vendere il nostro prodotto". Lo ha detto ad ANSAmed Alessandro Mastrocinque, presidente della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) in occasione dell'assemblea regionale a Napoli. Mastrocinque ha spiegato che "il nostro settore è molto aperto agli immigrati anche perché per anni abbiamo pagato il fatto che gli italiani non sono più disposti a certi lavori come la zootecnia o le raccolte in pieno campo. Su questo gli immigrati ci hanno dato una grossa mano. In più i lavoratori che operano nell'agricoltura si insediano qui, richiamano le famiglie e quindi quel patrimonio economico non va più fuori dai confini italiani".

Gli immigrati giocano un ruolo importante del mondo agricolo, ricorda Mastrocinque che sottolinea come "le nostre aziende hanno bisogno di queste forze lavoro per possiamo produrre bene e creare reddito. Vedo che nel mondo politico emerge una chiusura in questa campagna elettorale, invece noi siamo aperti". Un'apertura confermata anche dal presidente nazionale della Cia Secondo Scannavino: "Non ho dati certi, ma credo che il 10% dei lavoratori nell'agricoltura italiana sono stranieri.

Bisogna distinguere - precisa però - tra l'immigrazione non mossa dalle guerre e quella economica. Con quest'ultima c'è un rapporto virtuoso, noi siamo stati tra i primi in Europa ad avere lavoratori extracomunitari, c'è una grande tradizione di integrazione nel settore, penso ai macedoni nei vigneti, agli indiani e ai rumeni in zootecnia. Oggi l'immigrazione mossa da guerre porta grandi masse che possono finire alla mercé della delinquenza e qui trova terreno fertile il caporalato. Un fenomeno presente al sud ma forse ancora di più nel nord Italia e che combattiamo aspramente: nel nostro statuto prevediamo l'espulsione per chi viene trovato a usare queste pratiche. Non abbiamo un sistema di controlli ma se arrivano segnalazioni avviamo le indagini. Siamo rigorosi sia per l'aspetto umano ma anche perché il caporalato dà solo una brutta immagine dell'agricoltore e non serve". All'assemblea di Napoli è stato lanciato dalla Cia anche un progetto per l'Expo dell'agroalimentare del Mediterraneo da svolgersi a Napoli per esaltare culture, specialità e produzioni agroalimentari sempre più apprezzate sui mercati di tutto il mondo. "L'area del Mediterraneo - ha spiegato Mastrocinque - si va configurando come zona di libero scambio e spazio unico di produzioni e la Campania, per posizione geografica, scali e tradizioni armatoriale, può svolgere un ruolo determinante nelle attività logistiche e nel trasferimento di know-how e conoscenza. Per questo motivo proponiamo al nostro governatore di candidare la Campania a creare un grande evento annuale sul cibo, un Expo del Mediterraneo". (ANSAmed).

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