Odigia, insieme ad altri tre rifugiati africani lavora oggi alla Reggia di Caserta, come giardiniere nell'immenso parco, grazie al progetto "Accolti e attivi". Aiutano le maestranze che si occupano della manutenzione ordinaria dell'immenso patrimonio verde della 'Versailles italiana'. Odigia ha appena vent'anni ed è cattolico: suo padre insegnava all'università di Mubi, nello stato federale di Adamawa, in Nigeria. Quattro anni fa, Mubi fu distrutta dalla furia integralista delle milizie di Boko Haram. Sua padre fu ucciso perché di fede cristiana. A Odigia non restò altra scelta se non la fuga verso la Libia dove è stato arrestato due volte, prima di riuscire a partire, ma il suo barcone è affondato a pochi chilometri dalle coste dell'Italia ed è stato salvato dalla Marina Italiana. La sua storia è simile a quella di Victor Hezekiah, Ouro Nini Adom Gado e Amodou Tanou. "Con questo progetto non risolviamo la manutenzione dei 130 ettari di verde della Reggia - spiega il direttore del sito Mauro Felicori - ma l'apporto di questi tirocinanti-rifugiati sarà prezioso. Il Palazzo Vanvitelliano fa da apripista e spero che anche altre istituzioni museali possano contribuire all'integrazione e all'accoglienza di chi scappa da guerre e conflitti. Solo trasferendo loro saperi e competenze, si contribuisce alla crescita umana dei profughi che iniziano così quel percorso che li porterà a diventare nostri concittadini". E così dal 28 marzo fino a giugno il tirocinio, con un rimborso spese previsto dallo Sprar che cerca proprio l'integrazione professionale dei rifugiati, nella Reggia di Caserta coinvolge anche Victor Hezekiah, 31 anni, nigeriano di fede cristiana, scappato dal suo paese e arrivato in Italia dopo aver trascorso otto mesi in Libia. Ouro Nini Adom Gado, anche lui 31nne, viene dal Togo, dove lavorava come saldatore e da dove è dovuto scappare perché sostenitore di un partito di opposizione: ha subito numerose violenze per le sue convinzioni politiche. Amodou Tanou ha 33 anni e viene dalla Costa D'Avorio: suo padre e suo fratello svolgevano attività politica e una notte uno squadrone della morte li ha uccisi. Amodou è fuggito lasciando sua moglie e tre figli con i quali spera di ricongiungersi.
"Victor, Bright, Nini e Amadou - spiega Angelo Ferrillo, presidente dell'Arci di Caserta - sono la testimonianza concreta di un nuovo modo di intendere l'accoglienza. I risultati del loro lavoro saranno visibili a tutti, ai turisti e ai cittadini che ogni giorno affollano uno dei monumenti patrimonio dell'Umanità. Bisogna andare oltre la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento. E tutto ciò è possibile solo grazie alla costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico con la dignità del lavoro. Non parliamo dunque di volontari, ma di apprendisti giardinieri al servizio della comunità che ha offerto loro una nuova prospettiva di vita" "Caserta - conclude il sottosegretario agli Interni, Domenico Manzione - si distingue per aver messo in piedi uno degli Sprar più significativi a livello nazionale. In questo territorio operano alcune delle migliori realtà italiane nei settori dell'accoglienza e dell'integrazione. Associazioni, enti e singoli lavorano sul territorio in modo da abbattere le barriere della diffidenza e del razzismo". (ANSAmed).