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Clima: Med,con sviluppo produzione efficiente e meno impatto

Mutamenti climatici in rapporto Cnr su economie Mediterraneo

02 marzo, 15:46

(ANSAmed) - NAPOLI, 2 MAR - "Le distanze tra i livelli di produzione, sviluppo e ricchezza delle economie più ricche e più povere dell'area si traducono in altrettanto differenti relazioni tra attività economica e qualità ambientale. Al crescere dello sviluppo, i Paesi possono infatti permettersi tecniche di produzione più efficienti, virare la struttura economica verso settori meno inquinanti, cambiare attitudini culturali e aumentare il valore della qualità ambientale nel paniere dei consumatori. Anche le pressioni demografiche e il grado di urbanizzazione sfavoriscono le economie meno sviluppate della sponda sud". Così il ricercatore Salvatore Capasso introduce alcune delle conclusioni del volume "Rapporto sulle economie del Mediterraneo" del Cnr-Ismed, presentato oggi a Napoli alla presenza del ministro dell'ambiente Sergio Costa che ha sottolineato come "i cambiamenti climatici - ha detto - nel Mediterraneo hanno un grandissimo impatto economico e sociale, basta pensare alla desertificazione e ai movimenti della popolazione.

E' la sfida delle sfide come dice il segretario generale dell'Onu Guterrez. Nel Mediterraneo ci sono 21 Paesi di tre continenti, l'Europa ha un fronte avanzato sul tema con Italia, Francia, Spagna e Portogallo e noi siamo considerati soggetto facilitatore, in un'area in cui, ad esempio in Nord Africa, ci sono Paesi che vanno a velocità diverse per i problemi che hanno: il Marocco cammina ovviamente in maniera diversa rispetto alla Libia per motivi interni. Ma all'Italia è riconosciuto un ruolo di aiuto, siamo uno tra i primi Paesi al mondo che ha memorandum con i Paesi africani sui cambiamenti climatici".

Il volume analizza l'ambiente e le sue interrelazioni con le dinamiche economiche e sociali nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i cambiamenti climatici e il loro impatto sui territori, i costi in termini di mortalità, morbilità e qualità della vita dell'inquinamento ambientale. L'edizione 2019 parte dai risultati del convegno Cnr "Mutamenti climatici, crisi socio-economiche e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in transizione". Il volume offre molti spunti come quello sottolineato da Grammenos Mastojeni, vicesegretario generale dell'Unione del Mediterraneo (UfM) incaricato per il settore clima ed energia: "Le anomalie climatiche - afferma - hanno agito da acceleratore delle tensioni sfociate in conflitti e rivolte che a partire dal 2011 hanno infiammato il Nord Africa e la Siria. Anche se non si possono etichettare le rivolte del Mediterraneo come conflitti ambientali, non vi è dubbio che il cambiamento climatico risulta spesso il fattore scatenante dei conflitti". Crisi politiche e cambiamenti climatici aumentano anche la spinta alla migrazione: "Il cambiamento climatico - sostiene Alfonso Giordano, docente di Geografia politica alla Luiss Guido Carli di Roma - non porta automaticamente a situazioni di insicurezza o conflitti, ma esistono relazioni complesse tra climate change e fattori politici, sociali, economici, ambientali che possono minare la sicurezza o innescare/esacerbare i conflitti. La maggioranza degli studi scientifici indica, non a caso, che la vulnerabilità ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo e nell'Africa sub-sahariana risulta tra le principali determinanti delle dinamiche migratorie".

Tra gli altri aspetti analizzati dal rapporto spicca il nesso tra acqua, cibo ed energia come osserva Desireé Quagliarotti, ricercatrice Cnr-Ismed, "la tendenza verso un uso più intenso delle fonti rinnovabili nei paesi euro-mediterranei potrà favorire un duplice obiettivo: diminuire la dipendenza da paesi politicamente instabili e ridurre le emissioni di gas serra".

(ANSAmed).

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