L'intervento, che arriva a oltre 60 anni da quello compiuto da Cesare Brandi, ha quindi permesso di approfondire la conoscenza sulle tecniche usate dal Merisi in quell'ultimo tragico periodo della sua vita, in fuga tra Malta e la Sicilia.
Aveva poco tempo per dipingere le grandi pale della sua produzione finale e di conseguenza, prosegue la Marcone, Caravaggio modifica la tecnica e i materiali. Realizzata tra il 1608 e il 1609 (appena arrivato da Siracusa a Messina) su commissione del mercante genovese Giovan Battista de' Lazzari, la pala monumentale (380 per 275 cm) fu infatti eseguita dal genio lombardo in un periodo molto breve, grazie alla stesura su gran parte della superficie di una preparazione bruna.
Direttamente su questa, l'artista tracciò con pennellate chiare e veloci le figure che affollano la scena. "Caravaggio era diventato così bravo, così padrone dei suoi mezzi espressivi, che fu capace di consegnare in pochi mesi un grande capolavoro".
Non solo, il restauro ha anche dimostrato che il Merisi doveva accontentarsi di quello che trovava sul posto. Il supporto della tela, sottolinea Anna Marcone, è costituito da sei parti in canapa, non 12 come inizialmente si riteneva, cucite insieme.
Nella parte in basso c'é un'aggiunta, forse perché le dimensioni della cappella cui era destinata l'opera cambiò dimensioni. Del resto, Caravaggio non vide mai allestita la Resurrezione di Lazzaro in modo definitivo, dal momento che restò a Messina solo sei mesi.
Anche i materiali usati dal pittore, come hanno dimostrato le recenti analisi chimiche dell'Iscr, cambiano rispetto a quelli usati negli anni romani. "Per le opere siciliane - spiega la restauratrice - Caravaggio mette a punto una preparazione a base di calcite, in cui abbiamo ritrovato resti fossili reperibili solo nell'isola e a Malta". Dunque, materiali locali e una tavolozza povera che non impedirono al Merisi di realizzare i suoi ultimi capolavori. La Resurrezione di Lazzaro ha comunque subito le conseguenze di queste scelte dell'artista, perché nei secoli è stata sottoposta a invasivi interventi di restauro finalizzati a schiarire quella scena che lo stesso Caravaggio volle tanto cupa. Soprattutto nel '700 le vernici usate per farla risplendere si erano oscurate fino a renderla illeggibile.
Ma anche l'intervento di Brandi, pur compiuto nel massimo rispetto dell'opera, ha ulteriormente alterato la superficie pittorica.
A sostenere questa importante operazione di recupero del capolavoro caravaggesco, è stata la società Metamorfosi, che ha destinato circa 100.000 euro per il trasporto e per le due mostre, a Palazzo Braschi e al Museo Regionale di Messina, dove la pala tornerà il 25 luglio. Due allestimenti che raccontano la storia di un'opera bellissima e drammatica e le nuove scoperte sulla grandezza pittorica di Caravaggio venute alla luce con il restauro dell'Iscr.(ANSAmed).