Sono circa 150 le opere (fra dipinti, ceramiche e sculture) raccolte nella mostra dal titolo ''Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica'', e ospitate alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. A curare l'esposizione - che da domani aprirà al pubblico - tre donne: Marina Bakos, Olga Melasecchi e Federica Pirani, e un obiettivo: ''favorire e ampliare la conoscenza di una realtà come quella ebraica e dare il giusto risalto a quelle esperienze femminili che sono state in grado di trasformare una condizione di minorità sociale in una ragione di affermazione e di indipendenza creativa, contribuendo al valorizzare, insieme alla loro dimensione privata, anche la vita culturale italiana''. Quindici le artiste presenti. Tra queste, Paola Consolo, Eva Fischer, Gabriella Oreffice, Adriana Pincherle e Silvana Weiller, o le sorelle Corinna e Olga Modigliani, Annie e Lilly Nathan, Wanda Coen Biagini. Per lo più ''romane'', o meglio, attive sulla scena della Roma mazziniana. Alcune ''cresciute'' nell'atelier di Giacomo Balla di cui l'esposizione propone due dipinti: Ritratto del sindaco Nathan (1910) e Ritratto di Amelia Ambron (1925), concesso in prestito e esposto per la prima volta in pubblico per questa mostra). Una menzione speciale merita poi Paola Levi Montalcini, gemella dell'illustre Rita, di cui sono esposte particolarissime opere in rame e legno, ''sepolte'' nei depositi della Galleria. ''Opere di donne, per lo piu' provenienti da collezioni private - fa notare ad ANSAmed Marina Bakos - che non facevano da gregarie, ma che anzi si sporcarono le mani e difesero la loro produzione a fianco degli uomini.
Artiste cadute nella polvere dell'oblio, perché non si proponevano''. L'esposizione, promossa da Roma Capitale e Fondazione per i Beni Culturali ebraici, rimarrà aperta fino al 5 ottobre. (ANSAmed).