(ANSAmed) - ROMA, 29 OTT - La Grande Moschea di Roma
festeggia i suoi primi venti anni. A ricordare le due decadi di
dialogo e convivenza con la capitale, l'incontro dal titolo
''Venti anni della Grande Moschea, il monumento, la città e la
comunità'', organizzato ieri pomeriggio a Roma, in occasione
dell'apertura della Settimana della Cultura islamica. Nata nel
2011 su impulso del Campidoglio e in sinergia con il Centro
Culturale Islamico d'Italia, ha ricordato l'ambasciatore saudita
in Italia, Rayed Krimly, oggi la Settimana della Cultura
islamica rappresenta ''un appuntamento istituzionalizzato unico
in Europa, che conferma Roma come un grande modello mondiale
nella promozione dei valori della tolleranza, del dialogo e
della pluralità''. Insieme al diplomatico, c'erano anche il
segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia,
Abdellah Redouane, l'architetto Paolo Portoghesi e gli ex
sindaci della capitale, Walter Veltroni, Francesco Rutelli e
Gianni Alemanno.
''Un dialogo fatto con le pietre e il cemento'', come ha
sottolineato Portoghesi, che firmò il progetto della Grande
Moschea la cui prima pietra venne posta nel 1984 poi inaugurata
nel 1995. ''Una strada lunga e tortuosa, che alla fine portò
alla costruzione di un edificio romano, adatto al culto
musulmano, e sentito come proprio dalla comunità musulmana'',
racconta con soddisfazione. Le polemiche al progetto però non
mancarono, ma alla fine la capitale riuscì ad avere un luogo in
grado di rappresentare ''simbolicamente l'apertura della città a
culture e fedi diverse che possono incontrarsi''. Nei suoi
quattro lustri di vita e attività la Grande Moschea e il Centro
islamico di Monte Antenne - l'unico ad avere personalità
giuridica - si sono accreditati come punto di riferimento per
le istituzioni italiane. Un ruolo istituzionale chiaro, commenta
dal canto suo Abdellah Redouane, che sprona le istituzioni ad
andare avanti nel dialogo. ''Le autorità - dice - devono avere
il coraggio e la lungimiranza di scegliere i loro interlocutori
e andare avanti con questi''. Un chiaro riferimento al mondo
musulmano italiano, diviso e multiforme con al suo interno una
galassia di associazioni.
Da Monte Antenne, ''provammo a fare ripartire il dialogo dopo
l'11 settembre'', ha ricordato l'ex sindaco Veltroni e da dove
Roma ''lanciò il suo appello per la liberazione delle due
italiane rapite''; o ancora dove venne presentata la Carta del
cittadino (2006). ''Un punto di riferimento, con dietro
interlocutori chiari - le ambasciate - su cui non ci sono né
ombre né dubbi di nessun tipo su quanto che viene veicolato e
insegnato'', ha sottolineato dal canto suo Alemanno. Roma, in
sostanza, va presa come modello dalle altre città italiane.
''Bisogna promuovere gli esempi positivi'', conclude Alemanno
che avverte: ''insieme al dialogo serve la reciprocità,
altrimenti il dialogo è zoppo''. (ANSAmed).