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Shoah: il coraggio di Nardecchia, 'lattaio del ghetto'

Roma,salvò bimbi ebrei da deportazione, premio a figlia Virginia

11 marzo, 13:11

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA, 11 MAR - Gabriele Sonnino aveva 4 anni, ma si ricorda bene cosa accadde il 16 ottobre del 1943. "Il portiere di Palazzo Pediconi, Giuseppe Bernardini, ci aveva nascosti. Ci sporgemmo dal portone, e un soldato tedesco prese il braccio mia sorella Sara, e ci stava portando al centro della strada. Quando dalla latteria uscì Francesco Nardecchia. Urlò al tedesco che eravamo suoi figli, gli mostrò il crocefisso, e ci scaraventò dentro alla latteria, salvandoci la vita".

E' la storia di un grande gesto di coraggio che oggi è stata ricordata nel cortile della scuola ebraica a Portico d'Ottavia a Roma, con una una cerimonia di premiazione della signora Virginia Nardecchia, in memoria del padre Francesco, il "lattaio del ghetto". Un evento nato dall'incontro del tutto casuale tra la signora Virginia e Gabriele Sonnino, avvenuto a 70 anni di distanza da quel tragico giorno ("lei entrò nel negozio per comprare un uovo di Pasqua" nella pasticceria dove lavorava Gabriele, ricordano i due sorridendo, oggi al Ghetto), nasce l'idea di questa giornata. La signora Nardecchia è stata premiata il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, che le hanno consegnato una pergamena quale attestato di gratitudine e riconoscimento e una medaglia d'argento coniata per l'occasione da un laboratorio orafo, sito proprio nel locale in cui si trovava la latteria. Per lei, anche un album pieno di disegni di bambini della scuola che hanno voluto ricordare il gesto di Francesco.

"Io mi ricordo poco di quel giorno, il avevo 13 anni, ma non capivamo cosa stava succedendo, quando papà portò quei bambini dentro alla latteria. Ripensare a quello che fece è bellissimo.

Sono emozionata, ed anche un po' stralunata oggi", dice la signora Virginia. Sonnino fa un paragone con l'attualità, e sottolinea come si debba sempre ricordare quello che è stato: "Oggi, a questi migranti che fuggono dalla guerra, qualcuno tende una mano, ci sono navi che vanno a salvarli. Per gli ebrei, all'epoca, c'era la caccia in tutta Europa. E nessuno fece niente per salvare sei milioni di persone: americani, britannici, o francesi. Ci aiutò solo qualche singola persona di buon cuore come Francesco Nardecchia o Giuseppe Bernardini, gli angeli del Ghetto, per questo bisogna ricordarli".

Per il rabbino Di Segni, "nel buio ci sono momenti di luce.

Nella storia del popolo ebraico, anche durante i momenti brutti, storie come questa hanno illuminato il percorso". Per Dureghello, "magari tutte le famiglie fossero come i Nardecchia.

Sono orgogliosa di premiare questa famiglia, che ha permesso ad un'altra famiglia, salvando quei bambini, di continuare a esistere. C'è voluto un gran coraggio". (ANSAmed).

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