(ANSAmed) - ROMA, 29 SET - Ancora clamorose scoperte
archeologiche dai nuovi scavi di Vulci (Viterbo). Ben 17 tombe
hanno rivisto la luce dopo più di duemila anni e con loro gli
oggetti deposti a corredo dei defunti dagli antichi abitanti
della metropoli etrusca, per facilitarne il passaggio
nell'aldilà.
Storie nella storia che si accavallano per circa seicento
anni, tra IX e III sec. a.C., nella necropoli di Poggetto
Mengarelli. E' proprio di oggi il ritrovamento di una fossa
scavata nel tufo con più di 30 oggetti tra i quali si segnala la
presenza di alcuni anelli in argento insieme a numerosi oggetti
in bronzo (fibule, affibbiagli, immanicature, ovvero impugnatire
di armi, vasi) risalenti alla fine dell'VIII-inizi VII a.C. che
accompagnavano l'individuo di sesso maschile lì sepolto. A
disturbare il suo sonno, ancor prima degli archeologi, ben
cinquecento anni dopo la chiusura della tomba, è stata una
bambina che ha trovato l'eterno riposo in una nicchia lì a
fianco. La sua dote consiste in una serie di ornamenti
personali, probabilmente indossati al momento della sepoltura:
due coppie di orecchini d'oro e un anellino d'argento, mentre
due statuine in bronzo a forme di sirena (forse piedini di una
situla - un tipo di vaso - anch'essa bronzea) completavano il
corredo. A lato, parzialmente sconvolti da un intervento
clandestino recente, emergono i resti di altre due sepolture
sempre di fine IV-inizi III sec. a.C., tra cui fa bella mostra
di sé uno specchio in bronzo in mezzo ad altri oggetti di
metallo quali anellini, vasi, asce e lame, ed un servizio di
vasi alcuni dei quali dipinti.
"E' impressionante il numero di tombe presenti in questa
piccola area, estesa meno di un appartamento di medie dimensioni
e l'estrema varietà dei reperti rinvenuti che abbracciano un
periodo così lungo, dall'epoca villanoviana a quella romana,
attraversando tutta la storia degli Etruschi", commenta
Alfonsina Russo Soprintendente Archeologia, Belle Arti e
Paesaggio per l'Area Metropolitana di Roma, la Provincia di
Viterbo e l'Etruria Meridionale. "E questo è solo l'inizio -
dice Carlo Casi, direttore scientifico della Fondazione Vulci -
le ricerche archeologiche continueranno, grazie al contributo
del Comune di Montalto di Castro, sino alla fine del 2016
regalandoci una serie ininterrotta di eccezionali scoperte".
(ANSAmed).