(ANSAmed) - ROMA, 28 LUG - Un tuffo nell'anima mediterranea:
i canti d'amore, quelli popolari - contadini o delle genti di
mare - della tradizione partenopea e siciliana del '500-'600 -
rivivranno domani sera a Sperlonga (LT) fra le rovine della
Villa di Tiberio nel complesso del Museo Archeologico Nazionale,
con la 'La Scillitana', programma ispirato alla tradizione dei
canti di mare e di viaggio dell'area partenopea e siciliana
guidato da Pino De Vittorio e Laboratorio '600.
Sesto appuntamento della rassegna 'In Musica' - organizzata
nell'ambito di ArtCity 2017 del Polo Museale del Lazio/Mibact,
che porta i grandi protagonisti internazionali di musica antica
nei luoghi più belli del patrimonio storico-artistico e
archeologico del territorio laziale - la scillitana, è una ninna
nanna in dialetto siculo la cui fortuna ha attraversato nella
tradizione orale numerose generazioni, oggetto di varianti e
trasposizioni di generi.
Di origini pugliesi, attore e cantante, De Vittorio ha
dedicato i suoi esordi al recupero della tradizioni della sua
terra natale. ''Sin dagli anni'70 - racconta ad ANSAmed - andavo
a registrare nelle campagne i canti popolari". Canti di lavoro
contadini, o a tema amoroso e di corteggiamento, "dove il doppio
senso e il riferimento al sesso erano spesso anche molto
espliciti". Una situazione che rifletteva bene la repressione
sessuale e sociale esistente in quelle zone nei confronti nelle
donne. Non soltanto note allegre, come quelle della pizzica o
della taranta, la melanconia e la tristezza sono presenti nei
canti popolari dell'epoca barocca, aggiunge l'artista. A portare
avanti un lavoro minuzioso di ricerca per recuperare la
tradizione e la memoria musicale di quei secoli, spiega De
Vittorio, è Franco Pavan, direttore di Laboratorio '600, che,
andando "in giro per biblioteche alla ricerca di testi
trascritti da musicisti colti". Un'opera che ha permesso di
integrare manoscritti del XVII e XVIII secolo con trascrizioni
di canti tradizionali delle stesse aree di etnomusicologi quali
Giacomo Meyerbeer, Giuseppe Pitrè e Alberto Favara. Le parole,
oltre alla musica, testimoniano poi dell'influenza dalla
presenza straniera nel Sud della Penisola. "Dagli arabi in
Sicilia, dai greci agli albanesi in Calabria e Puglia", ricorda
De Vittorio, i canti sono pieni di contaminazioni, dove si
ritrovano parole napoletane, spagnoli o francesi.
De Vittorio è stato tra i nomi di punta delle stagioni del
San Carlo di Napoli e del Teatro alla Scala di Milano, nonché
del MaggioMusicale Fiorentino e delle Settimane Internazionali
di Napoli. (ANSAmed).