Curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, "Stessa spiaggia, stesso mare" comprende opere legate allo studio del Mediterraneo e dei più recenti flussi migratori che lo stanno interessando. Il cardine della mostra è l'opera "Seagull SS17": un pedalò, icona nazional-popolare delle ferie, trasformato in un mezzo armato, militarizzato, in uno strumento pericoloso, inquietante e minaccioso, per mostrare la doppia faccia dei nuovi fenomeni xenofobi legati ai movimenti populisti. Il mezzo ideale del cittadino qualunque per affrontare un mare nuovamente pieno di mostri mitologici: i migranti. "Ho avuto un'intuizione visiva", spiega Carotti ad ANSAmed. "L'opera è uno specchio dell'italiano medio che accoglie certe dottrine politiche e che dice che si dovrebbero affondare i barconi e chiudere i porti".
Seagull Ss17 è quindi uno "specchio" dell'italiano xenofobo, "e un invito polemico: sei d'accordo ad affondare i barconi? Questo è il tuo mezzo, mettici la faccia, premi il grilletto".
La mostra di Carotti continua riprendendo alcuni motivi dei miti classici che, riattualizzati secondo la poetica dell'artista, spingono a riflettere sulle reazioni scomposte che il fenomeno migratorio provoca nell'opinione pubblica, e sul significato minaccioso del mare nell'immaginario della società italiana ed europea. "Ho scelto un parallelismo con l'Odissea", sottolinea Carotti. Come Ulisse attraversa la trappola dei mostri Scilla e Cariddi, così "oggi un naufrago che si avvicina alle coste italiane vede intorno a sé i mostri" dell'indifferenza, dei porti chiusi, della mancata accoglienza.
"Ma i mostri, per alcuni, sono coloro che vengono dal Mediterraneo", sottolinea Carotti. Così il mare diventa "uno specchio", dove i migranti vedono i mostri della chiusura, e chi dovrebbe accogliere vede arrivare "mostri a causa della manipolazione mediatica", spiega Carotti. Infine, le opere della personale fanno riflettere anche su "coloro che sono pronti ad accogliere ma che si sentono continuamente aggrediti per questo, e che vedono intorno a loro una mancanza di umanità".
In sintesi, il messaggio che queste opere vogliono dare è "restiamo umani", spiega Carotti. "Purtroppo l'arte viene sempre meno considerata strumento dalla valenza sociale, anche dagli artisti stessi", tuttavia "l'artista ha una voce, e credo che ogni volta che si faccia arte, si fa politica o attività sociale". Per Carotti "é sempre un bene manifestare il proprio punto di vista, e farlo attraverso l'arte significa dare per immagini spunti a chi vuole affrontare l'argomento senza giri di parole". È necessario "prendere una posizione come artisti" su temi come quello del fenomeno migratorio. "È un nostro dovere".