(ANSAmed) - ROMA, 22 GIU - La testimonianza di Joy, giovane
rifugiata in Italia vittima della superstizione in Nigeria. La
ragazza, che oggi vive a Trento, è stata rapita dalla sua casa
in Nigeria da alcuni uomini che volevano sacrificarla perché
nata con albinismo.ROMA - "Ciao sono Joy, ho 23 anni e sono nata
in Nigeria, a Benin City, una comunità che disprezza le
diversità, che non tollera chi nasce diverso. Io sono nata
albina. In poche parole sono una 'nera bianca'. In Nigeria le
persone albine sono discriminate e uccise per diversi motivi. Ma
l'albinismo non è una malattia contagiosa, è una caratteristica
genetica. La mia realtà di oggi ed il mio passato di ieri non mi
permettono di accettare il ragionamento di chi discrimina ed
elimina tutto ciò che non comprende". Con queste parole Joy
inizia il racconto della sua storia, contenuto nelle
registrazioni del progetto Everyone Can Make a Difference
#WithRefugees, lanciato su Spotify grazie alla collaborazione
tra la piattaforma di streaming musicale e l'agenzia Onu per i
rifugiati Unhcr. Lei è una delle voci dei cinque rifugiati
protagonisti della campagna, promossa in occasione della
Giornata Mondiale del Rifugiato."Sono stata rapita perché
albina""Non sono stata io a decidere di andare via dal mio
Paese, sono stata rapita", racconta Joy in un'intervista
all'ANSA. Rapita per essere sacrificata. "In Nigeria ci sono
persone che credono che sacrificare una persona albina possa
portare ricchezza. C'è sempre stata questa discriminazione
contro le persone albine, sono considerate persone che portano
sfortuna. Credo che la gente non abbia capito come funziona
l'albinismo e cosa sia e così escludono e discriminano". A causa
della superstizione, "sono stata portata via dalla mia casa in
Nigeria, ma poi sono riuscita a scappare dai rapitori e mi sono
ritrovata con trafficanti, uomini che vendono le donne. Queste
persone mi hanno portato in Libia e mi hanno venduta ad altri
uomini. Sono rimasta per due mesi con loro, insieme ad altre
donne, poi un giorno hanno deciso di mandarci tutte via". Come
tantissime altre persone, Joy è arrivata in Italia attraversando
il Mediterraneo e raggiungendo la Sicilia. "Lì sono rimasta una
settimana e poi sono stata trasferita a Trento, dove sono stata
accolta e ho fatto la richiesta di asilo".La musica è una
fontana che non secca maiOggi Joy frequenta il secondo anno di
Comparative European and International Legal Studies della
Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trento.
"Rispetto alla vita che facevo in Nigeria, qui posso fare quello
che desidero. Se uno vuole studiare può farlo, mentre in Nigeria
per una persona albina che va lontano da casa per studiare,
senza la protezione dei genitori o i fratelli, c'è sempre la
paura di non sapere quello che le può accadere". Joy si trova
bene in Italia, ma "dopo il progetto per la richiesta di asilo,
è difficile economicamente per un rifugiato continuare a
studiare. Ad esempio, una mia amica rifugiata ha dovuto lasciare
lo studio per lavorare. Non voleva farlo, ma è stata costretta
dalla situazione. Vorrei che ci fosse più aiuto per gli studenti
rifugiati". Parlando della musica, "ho cominciato a cantare dopo
che sono arrivata in Italia, nel 2017, e per me la musica, come
ho detto anche su Spotify, è come una fontana che non secca
mai", racconta. "Con la musica si può trasmettere qualsiasi tipo
di emozione, anche quello che non si può dire con le parole".
Tra le canzoni della sua playlist c'è 'Il diario degli errori'
di Michele Bravi e 'Fight Song' di Rachel Platten, canzone "che
ricorda di non lasciarsi mai andare perché ogni momento di
dolore passa e arriverà la luce che ti porta alla felicità".
(ANSA).