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Coronavirus: paura in campi Siria, migliaia tornano a casa

Save The Children, costretti a scelta drammatica

23 giugno, 12:51

(ANSAmed) - ROMA, 23 GIU - Spinti a cercare sicurezza altrove, molte famiglie stanno abbandonando i campi profughi e altri ricoveri di fortuna nel Nord-Ovest della Siria. Lo denuncia Save The Children, segnalando che la paura di una diffusione del coronavirus, così come quella per le continue violenze, sta portando oltre 200mila persone, almeno la metà delle quali bambini, a tornare nelle loro abitazioni colpite dai bombardamenti della guerra.

ROMA - Migliaia di bambini assieme alle loro famiglie stanno abbandonando i campi profughi e altri ricoveri di fortuna nel Nord-Ovest della Siria, a causa delle continue violenze e della paura di un focolaio di coronavirus che li spingono a cercare sicurezza altrove. Lo denuncia Save The Children, riportando che dall'inizio del cessate il fuoco il 5 marzo di quest'anno, oltre 200mila persone - almeno la metà dei quali bambini - sono andate via dai campi sovraffollati spostandosi in altri luoghi di fortuna o rientrando nelle loro case danneggiate dai bombardamenti, che avevano precedentemente abbandonato a causa del conflitto.

Una scelta drammatica Secondo quanto riportato in una nota, le famiglie hanno raccontato di aver dovuto prendere una decisione impossibile: rimanere nei campi profughi decisamente impreparati ad affrontare la possibile escalation di casi di coronavirus oppure rischiare di tornare alle proprie case distrutte dalle bombe e vicine alla linea di conflitto. Nelle ultime settimane, infatti, una nuova escalation delle violenze a sud di Idlib ha costretto centinaia di queste famiglie a fare i bagagli e a lasciare le proprie abitazioni. Ayman (nome di fantasia), 56 anni, viveva in un campo per sfollati dopo essere stato costretto ad abbandonare con i suoi figli la propria casa in un villaggio nell'area di Idlib. "A causa del coronavirus, non siamo riusciti a lasciare la nostra tenda, siamo rimasti isolati tutto il tempo. Quindi, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio tornare a casa nostra, io e i miei figli, e isolarci qui" ha raccontato. Molte famiglie come la sua sono tornate nelle loro case senza avere acqua corrente o elettricità. I bambini non hanno accesso all'istruzione o all'assistenza sanitaria poiché molte scuole e ospedali sono stati distrutti e la mancanza di elettricità o di internet nella zona impedisce loro di poter seguire delle lezioni a distanza.

"Covid-19 nella Siria nord-occidentale avrebbe conseguenze impensabili" "La difficile situazione di questi bambini e delle loro famiglie è straziante. Sono dovuti scappare dagli incessanti combattimenti, vivendo in condizioni inimmaginabili e ora sono costretti a fuggire dalla minaccia di un virus mortale. Non hanno altro posto dove andare se non ritornare alle proprie case spesso ridotte in macerie. I servizi di base sono quasi inesistenti, i lavori sono difficili da trovare e i loro risparmi diminuiscono di giorno in giorno. Ora, con la minaccia di nuove violenze, molti si sono ritrovati sulla strada in cerca di sicurezza. Questo è disumano", ha affermato Sonia Khush, Direttrice in Siria per Save the Children. "Un focolaio di COVID-19 nella Siria nord-occidentale avrebbe conseguenze impensabili. È fondamentale che gli operatori umanitari possano raggiungere bambini e famiglie vulnerabili. I valichi di frontiera sono linfa vitale per oltre 4 milioni di civili all'interno della Siria - inclusi 2 milioni di bambini - la maggior parte dei quali non può ricevere aiuti essenziali con nessun altro mezzo".

(Displaced Syrian families live in underground shelters in Idlib. Photo: EPA/Gailan Haji) (ANSA).

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