ROMA - Un pellegrinaggio laico partito nel 1997 da Sarajevo e proseguito toccando le città ferite, da Beirut a Gerusalemme, da Yerevan a New York e Damasco. Sono "Le vie dell'amicizia", il concerto evento diretto da Riccardo Muti e organizzato dal Festival di Ravenna che quest'anno fa tappa a Paestum da dove verrà gettato attraverso la musica un ponte con la Siria e con Palmira, il sito archeologico devastato dall'Isis e gemellato con Paestum. L'iniziativa è dedicata alla sofferenza degli ultimi anni della popolazione siriana.
Due personaggi simbolo per il concerto Il concerto si svolgerà davanti al Tempio di Nettuno il 5 luglio ed è sostenuto dalla Regione Campania con la Camera di Commercio di Salerno in collaborazione con il Ravenna Festival, il Comune di Capaccio, il Parco Archeologico di Paestum e Velia e organizzato dalla Scabec. L'incasso della serata (20 euro la poltrona, 50 la poltronissima) sarà devoluto in beneficenza.
Muti dirigerà l'orchestra Giovanile Luigi Cherubini con musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra nella Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 "Eroica" di Ludwig van Beethoven. Il concerto è dedicato alla sofferenza di questi anni del popolo siriano incarnato in due personaggi simbolo: la politica curda Hevrin Khalaf, in prima fila nella lotta per i diritti delle donne in Siria e per questo uccisa a 35 anni in un agguato nell'ottobre 2019, e il direttore del museo di Palmira Khaled al-Asaad, rimasto da solo a difendere il museo di Palmira dalla furia degli islamici dell'Isis che lo decapitarono, prima di devastare il museo.
L'unione tra Palmira e Paestum Con Muti ci saranno anche la musicista Aynur Dogan e l'artista Zehra Dogan, di origine curda e impegnate per la questione femminile, entrambe oggetto di attacchi e censure. Il concerto sottolinea ancora una volta l'unione tra Palmira e Paestum, due luoghi protetti dall'Unesco, l'una "sposa del deserto", città carovaniera dalle mille e una storie; l'altra colonia greca dedicata a Poseidone, conquistata dai Lucani, poi dai Romani e ricordata da Virgilio, Ovidio e Properzio per il profumo delle sue rose che fiorivano due volte all'anno, in primavera e autunno.
(Nella foto, il parco archeologico di Paestum. PHOTO/ANSA/CESARE ABBATE). (ANSA).