IL CAIRO - Sono 11 i "centri di detenzione" per migranti gestiti dal governo di Tripoli in Libia attraverso il "Direttorato per la lotta alla migrazione illegale" (Dcim) e al 3 luglio vi erano rinchiuse 2.362 persone. Vi sono però anche strutture "non ufficiali", "non autorizzate", su cui l'Onu e altre organizzazioni "non hanno informazioni precise". Lo ha ricordato all'ANSA un portavoce dell'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. "Nelle ultime settimane" vi è stato un "aumento" dei migranti detenuti nei centri detenzione dell'ovest e del centro della Libia, ha riferito il portavoce, "in gran parte quale conseguenza delle numerose operazioni" di blocco e salvataggio di barconi davanti alle coste di quelle due parti del Paese.
Appello per la fine della detenzione arbitraria La situazione "nei centri ufficiali rimane motivo di preoccupazione specialmente per le misere condizioni di vita, sovraffollamento e igiene. La distribuzione di cibo è spesso incostante", ha affermato il portavoce dell'agenzia Onu la quale "ha perorato a lungo una fine della detenzione arbitraria di rifugiati e migranti in Libia" chiedendo un "ordinato rilascio" dei detenuti e "alternative alla detenzione" che per chi è intercettato o salvato in mare. I centri ufficiali nell'area di Tripoli sono quelli di Triq al Sikka, Abu Salim e Janzour, mentre nel nord-ovest le strutture sono a Zwara, Sabratha, Azzawaya Abu Issa, Azzawaya Al Nasr, Giryan al Hamra e Zintan (Thaher al Jabal), ha ricordato il portavoce Unhcr. All' "ovest" vi sono i centri di Zliten e Suq al Khames (Khums).
Unhcr, centri da chiudere anche causa Covid La chiusura dei centri di detenzione per migranti nel Paese nordafricano "è urgente specialmente ora che la Libia continua ad essere alle prese con l'epidemia da coronavirus". Lo ha sottolineato un portavoce Unhcr ricordando che "i richiedenti asilo detenuti sono particolarmente vulnerabili ed esposti, viste le precarie condizioni di salute e quelle di sovraffollamento esistenti nei centri di detenzione". Il portavoce, in dichiarazioni all'ANSA, ha ricordato che dall'inizio della pandemia l'Alto commissariato Onu "è stato in grado di assicurare il rilascio di alcuni richiedenti asilo particolarmente vulnerabili". L'Unhcr inoltre "si è unito ad altri partner umanitari per distribuire kit igienici in tutti i centri ufficiali di detenzione governativi a maggio-giugno nella parte ovest ed est della Libia" quale misura preventiva della diffusione del virus, ha segnalato ancora il portavoce.
(Picture shows members of the Libyan police forces inspecting some 250 detained migrants at the Abu Salim detention centre in Gasr Garabulli, 60 kilometers east of Tripoli.
PHOTO/ARCHIVE/EPA). (ANSA).