Si è ben lontani dall'esodo eccezionale del 2015, ma il movimento migratorio che da Turchia e Grecia attraversa i Balcani in direzione Europa occidentale ha ripreso vigore - nonostante ufficialmente i Paesi sulla rotta balcanica avessero negli anni scorsi 'sigillato' le frontiere. Non è un caso che Bihac e Velika Kladusa - le due località nell'estremo nordovest della Bosnia-Erzegovina al confine con la Croazia, considerate una sorta di terminal per il passaggio in territorio Ue - siano nuovamente affollate di migliaia di migranti arrivati nelle ultime settimane. Non tutti accettano la sistemazione nei centri di accoglienza, preferendo lasciarsi le mani libere per pianificare autonomamente il prosieguo del viaggio. I media locali riferiscono di tensioni crescenti tra gli abitanti, che temono sia per il contagio da covid sia per la sicurezza, e che denunciano comportamenti aggressivi da parte dei profughi. E tra i migranti stessi sono frequenti i casi di risse e zuffe tra gruppi rivali e di Paesi diversi, scontri che registrano non di rado feriti e anche morti.
La Macedonia del Nord ha imposto lo stato di emergenza per 30 giorni in alcune regioni del Paese particolarmente interessate da nuovi flussi di migranti, in particolare al confine sud con la Grecia e nord con la Serbia. L'altra notte alla frontiera tra Serbia e Ungheria un gruppo di un centinaio di migranti ha cercato di forzare i controlli e di passare illegalmente in territorio ungherese. Vi sono stati incidenti con lancio di pietre contro la polizia ungherese, che è riuscita a respingere il tentativo di sconfinamento. E sono quotidiani i fermi di decine di migranti illegali lungo la frontiera tra Croazia e Slovenia, con la polizia italiana che riconsegna regolarmente alle autorità slovene i migranti sorpresi dopo aver oltrepassato il confine. Altri tuttavia riescono a eludere i controlli.
(ANSAmed)..