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Poesia: a greco Titos Patrikios premio Lerici Pea

Il poeta, classe 1928, Neonazisti?Europa non impara dalla storia

24 settembre, 11:32

(di Patrizio Nissirio).

(ANSAmed) - ROMA, 23 SET - E' uno dei giganti della poesia greca ed europea contemporanea, un intellettuale e militante che ha pagato il suo impegno a sinistra con carcere, violenze ed esilio. Titos Patrikios, classe 1928, il 28 settembre riceverà il prestigioso premio internazionale di poesia Lerici Pea per la sua straordinaria carriera poetica, nonché di traduttore dell'opera di grandi poeti mondiali in greco, e di fondatore di Epitheorisi Technis ('La rivista dell'arte').

Un artista ed intellettuale che nella sua produzione sembra ritrovare sempre due temi, la memoria e l'impegno politico e civile. "Ho passato tante fasi, nella mia poesia - dice intervistato da ANSAmed - Da giovanissimo ero interessato a raccontare i miei stati d'animo, poi con gli anni mi sono dedicato prima alla lotta di resistenza contro l'occupazione, quindi alla lotta sociale. Fare poesia con questi riferimenti è difficile, serve una grande disciplina. La memoria? Ci serve per rivedere il presente, non il passato".

E a proposito di memoria gli chiediamo cosa pensi dell'emergere del neonazismo con la sua scia di violenze sempre più gravi in Grecia. "Citerò Hegel: 'L'unica cosa che ci insegna la storia è che non ci insegna nulla'. L'Europa non impara.

Questi fenomeni mi provocano repulsione; mi rivolto contro di essi, ma tento anche di spiegarli. Ogni momento difficile vede spesso l'emergere di totalitarismi, che portano un senso di unificazione di annullamento delle differenze, si pensi a Mussolini, Hitler e Stalin. La gente aveva bisogno di sentirsi unita. Ma per pensare occorre la solitudine, serve a ripensare noi stessi e il mondo".

Patrikios fu esule in Italia durante la dittatura dei Colonnelli (1967-74), un Paese con cui ha un rapporto d'amore: "Devo venire almeno una volta all'anno, l'Italia à come il mio oppio. Per la sua arte, certo, ma per me il vostro Paese è soprattutto la sua gente, le mie amicizie, grandi e lunghe, con molte persone che oggi purtroppo non ci sono più. E poi c'è una cosa legata alla mia famiglia, che oggi non esisterebbe senza un ufficiale italiano. Era il 1943, c'era l'occupazione degli italiani ad Atene. Mio padre era un attore e presidente dell'associazione degli attori, e dichiarò uno sciopero dei teatri, un vero shock per la città, dove c'erano tantissimi teatri. Un giorno, durante lo sciopero, bussò alla nostra porta questo ufficiale italiano, un certo tenente Gallo. Chiese di parlare con mio padre, si ritirarono nel suo studio. Noi eravamo preoccupati, ma mio padre disse a mia madre: preparami una valigia. Quell'ufficiale, un antifascista, aveva avvertito mio padre che quella sera sarebbero venuti ad arrestarlo. Grazie a lui si salvò: quando arrivarono per portarlo via lui non c'era.

Tentammo di rintracciarlo dopo la guerra, ma scoprimmo che dopo l'8 settembre si era unito ai partigiani in Jugoslavia, ed era morto in combattimento. Questo è il mio legame con l'Italia".

(ANSAmed).

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