Il loro insediamento tra Trento, Reggio Emilia, Torino e Roma si svolgerà nelle prossime settimane nel quadro di un accordo raggiunto a metà dicembre tra il governo italiano, la Comunità di Sant'Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei). Il percorso di circa 90 siriani, tra cui numerose donne e bambini, si concluderà a breve e metterà fine al calvario iniziato da una dozzina di famiglie nel 2012 colpite dalla sanguinosa repressione del regime di Damasco delle proteste anti-governative scoppiate nel 2011. Come moltissimi di oltre un milione di profughi siriani presenti in Libano, le 13 famiglie sopravvivono da più di tre anni in tende e baracche di legno nel nord del Paese, tra il porto di Tripoli e il confine siriano. E come moltissimi loro concittadini in fuga dalla guerra, hanno passato all'addiaccio quattro lunghi e pesanti inverni, aiutati in parte da organizzazioni internazionali e locali.
Prima di fuggire nel 2012 da Homs, gran parte delle 90 persone abitavano in appartamenti residenziali alla periferia di Homs, quella che fino a pochi anni fa era la terza città del Paese e il principale polo industriale della Siria pre-guerra.
Grazie al costante lavoro di sostegno alle famiglie e di sensibilizzazione della loro situazione svolto dai volontari di Operazione Colomba Corpo Civile di Pace dell'Associazione Papa Giovanni 23/mo, la storia disperata dei profughi del campo di Tel Abbas è stata di recente presa in carico da Sant'Egidio e da Fcei. Proprio Sant'Egidio e la Federazione delle Chiese evangeliche in Italiano avevano trovato due mesi fa un accordo con il governo italiano per la concessione di centinaia di visti per motivi umanitari per profughi particolarmente vulnerabili in Libano. Come precisa la Fcei, secondo il protocollo siglato tra le autorità italiane e il partenariato Sant'Egidio-Fcei, i siriani hanno ottenuto dal consolato italiano in Libano un visto umanitario. Dopo aver ottenuto il via libera da parte delle autorità di Roma si attende adesso l'ultima autorizzazione dalla sicurezza libanese. E la partenza dall'aeroporto di Beirut potrebbe avvenire già alla fine di febbraio. Al momento dell'arrivo all'aeroporto romano di Fiumicino le famiglie faranno regolare richiesta d'asilo. Una volta in Italia, 29 famiglie saranno ospitate da altrettante famiglie di Trento, sostenute dalla Diocesi locale e dalla Provincia Autonoma. La Caritas faciliterà l'inserimento di 12 famiglie a Reggio Emilia, mentre 22 famiglie saranno ospitate a Torino grazie alla mediazione dell'associazione Migrantes. La Fcei si occuperà di sostenere l'accoglienza e l'inserimento di altre 25 persone in una struttura vicino Roma. "Non sono un profugo", afferma Yahiya, uno dei siriani in attesa di partire per Roma. "Sono un essere umano. E per vivere ho bisogno di umanità. Qui in Libano non c'è. E in Italia? Speriamo...". (ANSAmed).