Questi i temi dell'ultima giornata della V Conferenza dei 'Borghi più belli del Mediterraneo', ospitata da Cisternino (Brindisi), luogo dove la coesistenza con un turismo ormai dai numeri molto rilevanti e la promozione della qualità dell'accoglienza, nonché la ricerca dell'eccellenza agro-gastronomica rappresentano un esempio virtuoso che può far scuola a livello internazionale.
Il comune pugliese, in collaborazione con l'Associazione "I Borghi più Belli d'Italia" e la Regione Puglia, è stato sede di una intensa tre giorni dove amministratori, professionisti, operatori del settore storico, artistico-architettonico ed agro-alimentare hanno confrontato idee ed esperienze per fare una proposta che metta insieme sviluppo e conservazione. Nessun aspetto è stato trascurato: dalle questioni storiche e culturali, alle strettoie amministrative, alla difficoltà di 'fare rete' tra operatori della stessa regione o di vari paesi mediterranei.
Nell'ultima giornata di lavori, giornalisti, accademici, diplomatici e funzionari del Mibact hanno tutti evidenziato come si possano da subito mettere in campo strategie che migliorino l'offerta per il visitatori, limitando anche l'impatto drammatico che in certe realtà - il centro di Roma, Venezia, l'isola greca di Santorini o le città più turistiche del Marocco o della Puglia - rischia di snaturare questi centri. Puntando su un'offerta di qualità, che sappia attrarre visitatori che vadano oltre il souvenir a buon mercato.
La conferenza è stata anche l'occasione per Cisternino, ma anche per altri centri della zona, come Ceglie Messapica ed Ostuni, di promuovere la propria, straordinaria offerta di cultura ed enogastronomia, di respiro internazionale. Un esempio virtuoso è rappresentato, proprio a Cisternino, dal Frantolio (sic) D'Amico che sull'antica tradizione dell'olio pugliese ha innestato un 'aspirazione allo sviluppo di ampio respiro, per qualità e obiettivi, aprendo le porte - oltre che a visitatori e turisti - anche ai ragazzi delle scuole, per avvicinarli a questo tesoro delle loro terre. "Il motore è la passione, ma noi facciamo anche ricerca, in collegamento con università - spiega Piero D'Amico, il cui frantoio ha una storia centenaria - Il tutto per migliorare la qualità. Curiamo anche la comunicazione, per la quale spendiamo il 29% del nostro bilancio, tra sito, packaging, eccetera. In più facciamo gruppo con gli altri produttori, per fare insieme i test". Risultato: un olio di grande qualità, con lo 0,01% di acidità, che per il 75% va all'estero. (ANSAmed).