(ANSAmed) - LECCE, 16 MAG - Da un lato il focus sui porti
chiusi e gli spazi negati, dall'altro l'esigenza di una società
civile che sappia fare rete e resistenza. Sabir, il festival
delle culture mediterranee, al via da oggi a Lecce, propone fino
al 19 maggio convegni e discussioni, laboratori e musica.
In più di 80 incontri questa quinta edizione punta dritto al
centro del dibattito. "Sabir era la lingua franca dei marinai,
quindi rappresentava uno spazio comune di connessione, - dice
Filippo Miraglia dell'Arci - il festival è questo: un'alleanza
civica per ricostruire un linguaggio comune delle comunità che
si affacciano sul mediterraneo".
Per la CGIL interviene Susanna Camusso: "Viviamo un periodo
difficile, dove si chiudono porti alle persone disperate e si
vorrebbero aprire alle navi cariche di armi, questo non è il
Mediterraneo che vogliamo". Organizzato da Arci, CGIL, Caritas e
Acli e con la collaborazione di A buon diritto, Asgi, Carta di
Roma e Università del Salento, Sabir organizza le discussioni e
i momenti d'arte nelle piazze barocche e nei palazzi antichi
della città. Il festival si avvale patrocini della Regione
Puglia, Comune e provincia di Lecce, ANCI e Rai.
Il saluto dell'Arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, punta
sulla solidarietà: "La realtà di Lecce nell'accoglienza è
esemplare. L'apertura è un dato positivo di questa comunità di
cui prendere esempio". "Il Mediterraneo ormai è un muro, uno
spazio di negazione dei diritti - dice Oliviero Forti della
Caritas - abbiamo molto lavoro da fare". Luigi Manconi,
presidente di A buon diritto, lancia la sfida: "Serve una vera
resistenza della società civile, libera dalla retorica. Dobbiamo
essere consapevoli che sarà un percorso lungo, dove saranno i
gesti delle persone a fare le differenza".
Il programma completo è su https://www.festivalsabir.it/
(ANSAmed)