(ANSAmed) - NAPOLI, 8 LUG - Sei donne in lotta in altrettanti
Paesi in guerra, tra cui anche Aminatou Haidar, la più famosa
attivista per i diritti umani del popolo saharawi. E' questo il
programma di documentari di Giancarlo Bocchi che vengono
proiettati in questi giorni a Palermo, nell'ambito del Festival
'Sole Luna Doc'.
Il documentario sull'attivista sahrawi tratteggia la vita
della figlia di un dignitario indipendentista del Sahara
occidentale, morto in un incidente d'auto dai contorni mai
chiariti e che l'ha portata ad una lotta del tutto diversa da
quella condotta in armi il Fronte Polisario nella porzione
liberata del Sahara. Nel territorio ancora occupato si svolge
infatti una Intifada pacifica, fatta di manifestazioni di
protesta e resistenza civile: arrestata nel 1987, Aminatou è
stata inghiottita fino al 1991 dalla "prigione nera" di
al-Ayoune, dove è stata sottoposta a indicibili torture e
violenze. Dopo il rilascio, non ha rinunciato alla lotta per la
libertà del suo popolo, come avrebbe voluto il marito, e ha
organizzato il movimento delle madri e delle figlie dei
carcerati. Torturata ancora, è stata condannata a sette mesi di
prigione, ma da quel momento è assurta a simbolo della
resistenza pacifica saharawi contro l'occupazione militare
marocchina. Tornata in libertà, ha ripreso la lotta, anche a
prezzo della rottura definitiva con il marito.
Bocchi, che ha dedicato la rassegna al capitano della Sea
Watch Carola Rackete, nel suo ciclo "Freedom Women", racconta la
vita e le battaglie di sei donne ogni giorno in trincea per
difendere la libertà delle persone in sei zone di quattro
continenti, tra le più pericolose al mondo: Afghanistan,
Birmania, Colombia, Cecenia, Kurdistan, Sahara Occidentale. Le
altre protagoniste sono la cecena Lidia Yusupova; Malalai Joya,
costretta a vivere sotto scorta a Kabul, in Afganistan per le
sue denunce sulla violazione dei diritti nei confronti di donne
e bambini; Aida Quilque che difende la comunità indigena del
Cauca, in Colombia, dalla ferocia di trafficanti di droga, dei
paramilitari e delle multinazionali; Zoya Phan, in prima linea
contro la dittatura militare in Birmania; Tamara che in Iraq
combatte con coraggio con le sue compagne curde contro i
miliziani dell'Isis e contro gli stati totalitari della regione.
"Dal 1994 - racconta il documentarista - ho deciso di raccontare
soprattutto storie in zone di guerra, na scelta maturata dopo
l'esperienza vissuta a Sarajevo assediata. Da allora sono stato
in vari luoghi del mondo attraversati da conflitti e guerre e mi
sono accorto che ovunque a battersi per i diritti degli oppressi
sono soprattutto le donne. Volevo realizzare un progetto che
tenesse insieme storie che maturano in angoli opposti del
pianeta e che raccontano la lotta e il coraggio delle donne per
la costruzione della democrazia e per raggiungere la libertà".
(ANSAmed).