"Anche quest'anno - spiega Giuseppe Peraino, sindaco di San Vito Lo Capo - la nostra cittadina apre le porte al mondo con il Cous Cous Fest. Quest'anno piazza Santuario, la nostra agorà cittadina, ritorna ad essere centrale: sarà il teatro di tutti gli appuntamenti gastronomici e di approfondimento. Qui si svolgeranno i due Campionati di cous cous ma anche i cooking show con i grandi chef, spettacoli e le proiezioni del Sole Luna Doc Fest".
Gli chef si sfideranno nell'interpretazione del cous cous in due gare. Il campionato italiano Bia CousCous vede sei chef in corsa nel primo fine settimana della manifestazione: i cuochi, provenienti da tutta Italia e preselezionati sul web, si sfideranno venerdì 20 e sabato 21 settembre a colpi di cous cous. In palio il titolo di "Miglior chef italiano" e la possibilità di entrare a far parte della squadra azzurra che gareggerà al Campionato del mondo di cous cous. Nel week end successivo arriva il Campionato del mondo di cous cous all'insegna del motto "Make cous cous not walls". Chef provenienti da Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal, Stati Uniti e Tunisia si confronteranno a tavola, da giovedì 26 a sabato 29 settembre, per celebrare la pace e l'integrazione tra popoli. A loro si aggiunge un team speciale, quello sotto la "bandiera" dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Kamba, un progetto di inclusione sociale per giovani richiedenti asilo e migranti. In squadra per l'Unhcr ci saranno due rifugiati politici, Basim Alfatlawi (Iraq) e Jamol Ismail Ssali (Uganda) che hanno partecipato al programma "Food for inclusion" promosso da Unhcr e l'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, che ha come obbiettivo l'integrazione culturale ed economica dei rifugiati in Italia attraverso pratiche legate al cibo. "Siamo felici - ha detto Carlotta Sami, Portavoce regionale UNHCR per il Sud Europa - per la partecipazione per la prima volta di un team di rifugiati al Campionato del mondo di cous cous sotto la bandiera dell'UNHCR.
E' un'occasione unica non solo per i rifugiati di dimostrare il loro talento, ma anche per il pubblico di conoscere le loro storie e origini attraverso la preparazione di un piatto da sempre simbolo di apertura, scambio e integrazione". (ANSAmed).