(ANSAmed) - PALERMO, 10 DIC - Quando fare rientro nel Paese
di origine non è possibile, è la lingua madre a diventare la
patria ed è questa espressione che può ridare un senso nuovo e
diverso al doloroso esilio. Così è stato per la scrittrice di
lingua araba Hoda Barakat, che ha concluso la rassegna 'La
parola alla Siria, Voci creative di donne in esilio', ideata e
organizzata dall'UDIPalermo onlus, all'interno della sezione
"Parola" di BAM (Biennale Arcipelago Mediterraneo.
La Barakat, che è nata in un villaggio nel Nord del Libano,
lo stesso luogo che ha dato i natali al celebre Khalil Gibran,
vive a Parigi dal 1989. La giornalista e traduttrice, oltre che
scrittrice, è stata l'unica donna ad ottenere l'International
Prize for Arabic Fiction, il più importante premio per la
letteratura araba, ricevuto pochi mesi fa con il suo romanzo
'Corriere della notte', in cui affronta il tema dei migranti in
viaggio dal mondo arabo verso l'occidente.
"Ho appreso questa lingua tardi - racconta la Barakat - avevo
più o meno venti anni quando ho deciso studiare l'arabo e
scrivere in questa lingua. Mia madre cristiana maronita, una
donna intelligente e con uno spirito libero, a casa ci leggeva
il Corano. La sua voce e la musicalità di quella lingua erano in
contrasto con la mia infanzia dove c'era spazio soltanto per la
lingua francese. A scuola tutte le materie erano insegnate in
francese e non avevamo il diritto di parlare in arabo. Ho
sempre avuto un senso di spiritualità che ho trovato anche nel
Corano. Pian piano, mi avvicinai alla grande letteratura e al
contempo ero attratta dalle figure di alcuni spirituali
islamici. Mi sono data in un certo senso alla mistica, non
quella religiosa ma la mistica della lingua".
"In seguito, ho sentito forte di dover partire e mi sono
trasferita in Francia, dove ho fatto un lungo esercizio per
smettere di sentirmi libanese. Quando ho saputo del popolo in
rivolta però, per una volta, si è riaccesa in me la speranza. I
Libanesi in piazza mi hanno dato la speranza di una patria. Ci
si può allontanare dal proprio Paese - conclude Barakat - ma poi
si ritorna in una maniera animale, fisica. Spero di avere un
Paese. Spero di avere il mio Paese anche se non è perfetto".
(ANSAmed).