(di Eloisa Gallinaro e Giampaolo Grassi)
(ANSAmed) - FIRENZE, 8 MAG - La flessibilità non è più un
tabù in Europa e il merito va anche alle scelte dell'Italia
nell'ultimo anno. La rivendicazione della paternità dello switch
è esplicita da parte Matteo Renzi che ha sottolineato il
"risultato importante" ottenuto anche "grazie al semestre di
presidenza italiana". "Finalmente qualcosa si è mosso in
quest'anno" e "l'Europa accetta la flessibilità oltre al
rigore", ha detto il premier, intervenendo a Firenze alla
Conferenza conclusiva della quinta edizione di 'The State of the
Union".
Indubbiamente un buon passo avanti, ma per l'Europa - che è
"la più grande scommessa mai fatta da una generazione", come
l'ha definita Renzi - di salita da fare ce n'è ancora molta. "E'
il continente che cresce meno di tutti", ha ricordato il
premier, che l'ha paragonata a "uno studente di grande talento
ma che non si applica".
I compiti, invece, li ha fatti bene l'Italia, che "non è più
il malato d'Europa", ha detto ancora il presidente del
Consiglio, non tralasciando qualche frecciatina verso il fronte
interno. "I problemi in Italia sono nati dall'incapacità dei
politici italiani a gestire le sfide e prendere decisioni". "Se
la riforma del lavoro l'avessimo fatta nel 2004 avremmo una
situazione occupazionale diversa. Se le riforme istituzionali e
la legge elettorale, che oggi ci dà stabilità l'avessimo fatte
all'epoca, oggi il Paese sarebbe diverso e più forte".
A mancare, su molti fronti dei Ventotto, sono forza e volontà
politica, come hanno ribadito nei giorni scorsi, sempre qui a
Firenze, Giorgio Napolitano e Romano Prodi. "Dopo aver fatto
l'Unione europea ed esserci dati gli strumenti dobbiamo fare gli
europei", ha detto l'Alto Rappresentante Ue per la politica
estera Federica Mogherini, parafrasando Massimo D'Azeglio. Ma
l'Unione continua a "rincorrere le emergenze", da quelle
finanziarie a quelle dell'immigrazione e va avanti "day by day"
ha infierito Renzi, lasciando però un'ovvia via d'uscita. "I
margini di azione dell'Ue sono straordinari".
Sintonia con le centinaia di ospiti di Palazzo Vecchio,
europeisti, ma non acritici, che lo hanno applaudito in più
passaggi. Molti i nomi eccellenti. A fare gli onori di casa, il
sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente dell'Istituto
Universitario Europeo, che ha organizzato l'evento, Joseph
Weiler. Presente anche il premier portoghese Pedro Passos Coelho
che ha proposto la creazione di un Fondo Monetario Europeo", uno
"strumento di responsabilità comune, di maggiore credibilità, e
di solidità economica".
Al premier italiano è arrivata l'incondizionata ammirazione
del vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans.
"E' grande Renzi!", ha commentato dopo un pranzo insieme a due
passi da Palazzo Vecchio, e dopo essersi spinto fino a dire che
"troppo spesso gli euroscettici hanno ragione", visto il gap tra
istituzioni di Bruxelles e cittadini.
E a chi esprime da mesi perplessità sull'accordo di libero
scambio Ue-Usa, ha risposto Anthony Gardner, ambasciatore
americano presso l'Unione Europea. "La storia della cooperazione
transatlantica progredisce sempre in momenti di crisi", ha
osservato, aggiungendo perfidamente: "Putin ci ha fornito un po'
di colla, ci ha fatto capire quanto sia importante essere uniti,
anche nel concludere il Ttip". Porta aperta, quella di Renzi,
che ha sottolineato il "bisogno di Europa nel mondo" e la
necessità dell'Ue di "osare di più" e "tornare da protagonista
nel dibattito mondiale". A partire proprio dal Trattato con gli
Usa: non chiuderlo sarebbe un "gigantesco autogol". (ANSAmed).