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Aboca in Marocco per produrre erbe medicinali

Da patron azienda toscana scelta in controtendenza dopo Parigi

04 dicembre, 13:54

(ANSAmed) - RABAT, 3 DIC - Innovazione per la salute, recita lo slogan. E senza voler sollevare ulteriori polemiche Valentino Mercati, il signor Aboca, spiega la sua scelta. In controtendenza, proprio quando il Maghreb diventa terra di pericoli, e all'indomani degli attacchi di Parigi, terra sconsacrata persino per il turismo, il patron dell'azienda toscana che fornisce all'industria farmaceutica i complessi molecolari vegetali ottenuti con l'agricoltura biologica, sceglie il Marocco. Aretino, classe 1939, non è nuovo alle svolte sorprendenti: nel 1978 lasciò un avviato negozio di automobili per piantare ottocento ettari di piante officinali in Valtiberina. Ne nacque Aboca, che oggi ha 800 dipendenti e un fatturato di 120 milioni. Adesso vuole fare Aboca marocchina. Perché il Marocco? "Chi mi conosce sa che nella mia vita ho fatto tutto in controtendenza, ma sempre al momento giusto. Non sono pazzo. Da tre anni studio il Marocco esplorando la possibilità di trovare campi a quelle latitudini, per continuare a garantire la qualità delle materie prime. Ora sono vicino al risultato che volevo". Il Marocco ospita molte aziende come la sua, ha una grande tradizione erboristica. È per questo che è venuto qui? "Ci sono principalmente tre ragioni che mi hanno spinto a guardare il Marocco. Per prima cosa è un paese che ha detto no agli Ogm e questo è un grande vantaggio di partenza. Non pensi solo alla terra, i pericoli possono venire per esempio dagli animali che mangiano derrate ogm. Secondo punto a favore è il clima, che in alcune zone raggiunge temperature ottimali per la crescita di piante subtropicali come l'Aloe per esempio. Terzo vantaggio, che potrebbe essere il primo, il Marocco ha una situazione politica stabile, è una monarchia ben assestata, è un paese che trasmette fiducia a chi vuole investire". Dice che in Italia si usano troppi pesticidi, ma è sicuro che la situazione in Marocco sia migliore? "Per stare al sicuro, abbiamo bisogno di grandi spazi, innanzitutto. Almeno 500 ettari, così possono essere difesi da inquinanti esterni. Io li ho cercati anche a casa, in Toscana.

Ma è difficile. Ho bisogno di grandi superfici per coltivare con tecniche di agricoltura all'avanguardia. Poi, cosa ancora più difficile, abbiamo bisogno di terreni non contaminati da ogm né da inquinanti chimici. Negli ultimi tre anni, questi terreni li abbiamo cercati in Marocco, a sud, nella zona di Marrakech e adesso in quella di Agadir. Ora ci siamo. Vicino al mare il clima è perfetto per i nostri scopi. Ho già una squadra di farmacisti e botanici al lavoro per me. Presto riusciremo a partire con le coltivazioni". (ANSAmed)
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