Esprimere liberamente le proprie idee, sembra ormai impossibile.
C'è una pressione molto forte su tutti noi in questo momento".
Questa pressione, dice, "non è soltanto nel mio Paese, ma anche in tutta Europa. Il mondo intellettuale, non soltanto i giornalisti o gli artisti, ha difficoltà ad esprimersi". Il suo auspicio ''è che presto il mio Paese riesca a ritrovare la pace interna e che la violenza finisca una volta per tutte". Sin dai suoi primi film, Yesim si è distinta per aver creato un modo nuovo di fare cinema, socialmente impegnato e attento a temi politici, che continua ancora oggi a ispirare i giovani registi. Come con Journey to the Sun (1999) - storia della coraggiosa amicizia tra un turco e un curdo, che verrà proiettato a Firenze -, primo film in Turchia ad affrontare la questione curda. "In ogni mio film - spiega - parlo di storie che mi hanno colpito direttamente o tematiche a cui tengo molto", come il ruolo della memoria e il suo funzionamento come meccanismo di fuga (in Pandora's Box del 2008), e nell'ultimo dei suoi film, Araf (2012), in cui riflette sulla condizione dei giovani in Turchia, sospesi tra tradizione e desiderio di cambiamento. Oltre alla Ustaoglu, il festival presenterà anche Me Gay Syria di Ayse Toprak, storia di Mahmoud, un attivista per i diritti dei gay, rifugiato politico a Berlino il cui obiettivo più grande è quello di trovare un siriano che partecipi al concorso di bellezza Mr Gay World; e Baglar di Berke Bas e Melis Birder, anche quest'ultimo dedicato alla questione curda.
(ANSAmed).