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Arte: dal Golfo a Festival Firenze, l'Oman che vuole crescere

Autore foto locandina ME Now, lavoro per movimento artisti 'doc'

11 aprile, 19:37

Una delle foto di Mohammad al Kindi detto Chndy, autore delle foto-locandina del Festival Una delle foto di Mohammad al Kindi detto Chndy, autore delle foto-locandina del Festival

(i Luciana Borsatti)

ROMA - I suoi tre uomini in 'djellaba' bianca e giacca occidentale, occhiali da sole e lungomare alle spalle, sono stati il volto e il logo dell'ultima edizione del Middle East Now appena conclusasi a Firenze: foto che sono un arguto e ironico esercizio di ciò che il Medio Oriente riesce ormai a fare meglio, combinare tradizione e Occidente.

Un bel colpo per la sua prima mostra fuori dell'Oman di Mohammad al Kindi detto Chndy, giovane fotografo, grafico e video maker ospitato a Firenze grazie alla prima collaborazione dello stesso festival del cinema con la Crossway Foundation, che promuove i giovani creativi del Medio Oriente. Primi passi di un progetto ambizioso, quello di Chndy, che vuole dare impulso anche ai movimenti artistici dell'Oman dove - dice parlando con ANSAmed - i linguaggi dell'arte non si sono ancora affrancati dalla posizione ancillare di hobby per persone impegnate con mestieri "veri". E inoltre risentono della ingombrante vicinanza di Dubai, da dove qualunque esperto del settore può giungere a Muscat "in solo quattro ore di auto". E invece vogliono poter crescere da soli quelli come lui, dando vita ad una community di artisti omaniti 'doc'. "Io ho lasciato il lavoro per dedicarmi solo all'arte - racconta - e per viaggiare all'estero per vedere cosa succede altrove".

Certo, non tutte le sue opere in mostra - fino al 13 maggio alla Fondazione Studio Marangoni - sono tali da lasciare un segno indelebile, ma hanno l'intento di riflettere, spiega, "la vita reale e quotidiana" del sultanato dell'Oman: ultima striscia sudorientale della penisola arabica, lambita dalle acque del Golfo Persico, che colpisce il visitatore per l'aspetto pulito e ordinato dei centri abitati e dei residenti. Un piccolo Paese passato dalla povertà alla ricchezza in pochi decenni e saggiamente governato dal sultano Qaboos - le cui condizioni di salute da tempo preoccupano i suoi sudditi più affezionati - oltre che capace di grande equilibrismo diplomatico, esercitato per non farsi troppo condizionare dai suoi più ingombranti vicini, ossia le potenze rivali dell'Iran e dall'Arabia Saudita. Eppure, lamenta Chndy, "perfino nei Paesi del Golfo mi capita di incontrare qualcuno che l'Oman non sa nemmeno dove sia". "Ali Baba can't be found here" (Ali Baba qui non c'è) è il titolo orgogliosamente scelto per la piccola mostra allestita in una galleria di Firenze, a sottolineare che è finita la stagione in cui l'Oman e l'Oriente, per l'immaginario occidentale erano soltanto, per dirla ancora con Chndy, "deserto e cammelli".

Al piccolo sultanato il Middle East Now ha dedicato l'ultima tappa del suo viaggio nel Golfo, dopo aver toccato il Qatar, gli Emirati Arabi ed il Bahrein, scegliendo un piccolo gruppo di corti in cui lo sguardo sul Paese è quello innocente dei bambini Nella mini-rassegna anche 'Popcorn' di Maitam Al Musawi, una sorta di parabola poetica sulla vita di un uomo dal suo primo compleanno ad una morte serena vicino al mare. Da quei corti emergono alcuni dei tratti tipici dell'Oman: la natura brulla e ancora in gran parte incontaminata, uno stile di vita parco e misurato, lontano dagli eccessi consumistici di altri Paesi petroliferi del Golfo, ed "un inno alle tradizioni che - scrive la curatrice Laura Aimone - "diventa essenza stessa dell'essere omanita".

Fino al 13 maggio resta aperta anche la mostra 'Saudi Tales of Love' della fotografa Tasneem Sultan: un interessante sguardo sul sogno d'amore rappresentato dal matrimonio per molte donne in Arabia Saudita - un sogno destinato alla delusione in una società tra le più chiuse proprio per loro al mondo. 

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