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Algeria: via le bidonville entro 2015

Governo a sindaci, creare poli urbani lontani da città

02 marzo 2015, 13:49

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 02 MAR - Entro la fine di quest'anno Algeri sarà ''l'unica città mediterranea che non avrà più delle bidonville'': la frase, impegnativa e che forse farà storcere il naso a qualcuno fuori dall'Algeria, è stata pronunciata da Abdelmajid, ministro dell'Habitat, dell'Urbanizzazione e della Città, annunciando che il 2015 segnerà la fine delle bidonville in tutti i più grandi centri del Paese.

Un annuncio che, fatta eccezione per la data, non è nuovo in Algeria, con il problema determinato dalla migrazione interna di migliaia di persone dalle zone rurali o montagnose verso le città, considerate, a torto o a ragione, come l'ultima risorsa per sfuggire alla povertà.

Un fenomeno che, in Algeria come altrove, ha determinato la nascita di concentrazioni di nuove abitazioni, che spessissimo non sono tali, ma tuguri dove trovare rifugio, senza alcuna assistenza. Se prima le bidonville venivano considerate un fatto quasi fisiologico, frutto di squilibri sociali ed economici, nel tempo per il governo di Algeri sono diventate un problema da risolvere in fretta per evitare che le baraccopoli divengano il catalizzatore di tensioni e violenze, di criinalità ed emarginazione.

Il ministro Tebboune, cme riferisce l'Aps, ha anche precisato che le due o tre bidonville ancora esistenti ad Algeri saranno rimosse entro luglio, legando la soluzione del problema ai giganteschi piani di edilizia popolare che sono in corso in Algeria e che daranno risposte soddisfacenti alla maggior parte delle wilayas che soffrono questo problema.

Dal ministro è anche giunto un invito, ai responsabili delle comunità locali, ad attrezzarsi per dotare le loro città di poli urbani, primo passo verso la realizzazone di città satelliti che gravitino intorno ai grandi centri.

Un programma che Tebboune ha, di fatto, tracciato sia pure a grandi linee, parlando di piattaforme urbane di circa cinquemila ettari, che però siano localizzate sulle montagne o su terreni rocciosi, al fine di non danneggiare l'agricoltura con l'esproprio di terreni oggi vocati a coltivazioni.

Ma niente città futuribili o con architetture che scimmiottino lo stile di altri Paesi.

L'architettura delle nuove città, ha detto il ministro Tebboune, devono riflettere ''la nostra personalità arabo-berbero-musulmana e mediterranea'' e, per evitare spiacevoli fraintendimenti, ha spiegato che indicazioni in tal senso sono state date alle imprese straniere che lavorano in Algeria, soprattutto a quelle cinesi e turche che si spartiscono la fetta più cospicua della ricchissima torta dell'edilizia residenziale pubblica. (ANSAmed).

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