Il nodo della delicata questione è come si intende fronteggiare gli effetti negativi dei mutamenti climatici che necessiterebbero di un fronte comune da parte degli Stati, che devono prendere coscienza di come in gioco ci sia il futuro non solo del Mediterraneo, ma di tutte le popolazioni che vi si affacciano e che da esso in qualche modo dipendono.
Se ne sono resi conto i partecipanti ad un congresso internazionale, che si è tenuto a Marrakech (Marocco) ed al quale hanno partecipato specialisti appartenenti a varie organizzazioni che operano in relazione al territorio ed alle sue problematiche. Un'occasione per eseguire una comparazione tra le varie legislazioni, rilevandone talune incongruenze, che non sono frutto di una analisi errata o preconcetta, ma spesso del peso che hanno le diverse concezioni che gli Stati hanno del loro ambiente e delle caratteristiche che esso può avere. Gli specialisti non si sono limitati a confrontare e bacchettare le legislazioni nazionali, ma hanno redatto un documento, battezzato la ''Dichiarazione di Marrakesh'', che si rivolge agli Stati (ovvero, alle strutture governative ed intergovernative) , ma anche ai singoli professionisti che vi operino. L'obiettivo è quello di ottenere una più omogenea politica ambientale, che si traduca in atto concreti, ma che liberino effetti duraturi nel tempo. L'ideale, è stato detto a Marrakech, sarebbe, oltre alla conservazione dell'ecosistema, la creazione di strutture tecnologicamente in grado di raccogliere dati ed elaborarli, per farne quindi una base comune a tutti coloro che vogliono, realmente e senza egoismi di parte, il bene del Mediterraneo.
(ANSAmed).
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