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Maghreb: desertificazione, nuova tecnica per recupero acque

Presentato progetto Wadis-Mar che utilizza serbatoi naturali

04 luglio 2016, 18:01

Redazione ANSA

ANSACheck
(ANSAmed) - ROMA, 4 LUG - La desertificazione colpisce ormai quasi il 40% del nostro pianeta nel quale vive un terzo della popolazione mondiale: in questo allarmante contesto una soluzione possibile per rendere disponibile acqua all'agricoltura nelle zone aride è il recupero delle rare ma violenti piogge delle zone desertiche, attraverso la ricarica artificiale dei serbatoi naturali del sottosuolo.

Una tecnica che è stata sviluppata per le regioni del Maghreb grazie al progetto Wadis-Mar (Water Harvesting and Agricultural Techniques in Dry Lands: an Integrated and Sustainable Model in the Maghreb Regions), presentato di recente a Sassari in un convegno. Finanziato dall'Ue, ad esso negli ultimi 4 anni e mezzo hanno lavorato insieme il Nucleo di ricerca sulla desertificazione (Nrd, capofila) dell'Università di Sassari, la Universitat de Barcelona (Ub), l'Observatoire du Sahara et du Sahel (Oss) di Tunisi, l'Institut des Régions Arides (Ira) di Médenine, in Tunisia, e l'Agence Nationale des Ressources Hydrauliques (Anrh) di Algeri.

Il progetto, si legge in un comunicato, si basa sul principio di "sottrarre al deserto e all'evaporazione i milioni di metri cubi di acqua piovana che ogni anno, nel giro di due o tre settimane, alimenta in maniera tumultuosa, violenta e repentina i 'wadi', corsi d'acqua periodici ed effimeri, tipici delle zone aride.

Una soluzione è stata suggerita da Giorgio Ghiglieri, professore di Idrogeologia dell'Università di Cagliari e coordinatore del progetto, che ha proposto la ricarica artificiale degli acquiferi, cioè dei serbatoi d'acqua naturali.

Nelle due aree in cui è stato realizzato, Wadis-Mar, tenendo conto delle esperienze maturate dalla tradizione locale, dopo aver studiato la composizione idrogeologica del territorio, è passato all'analisi del possibile utilizzo di alcune acque sotterranee per i diversi usi, quindi non solo irriguo ma anche potabile, ad esempio. Attraverso un grande sforzo di ricerca multidisciplinare (geologia, idrogeologia, idrochimica, agronomia etc.) sono inoltre state individuati due acquiferi in cui realizzare degli interventi di ricarica artificiale.

(ANSAmed).

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