Proprio sulla prevenzione della diffusione di particolari polimeri ha lavorato il CNR a Pozzuoli: "Siamo attivi dal 2014 -spiega Cocca - su questo tema con il progetto Life finanziato dall'Ue per valutare il problema e cercare soluzioni. Abbiamo studiato il rilascio dei tessuti sintetici nelle lavatrici domestiche e nei sistemi di lavaggio industriale con delle aziende molto sensibili al tema ambientale. Dalle lavatrici di casa il rilascio è molto forte e per questo abbiamo cercato di studiare un sistema per evitare la dispersione che avviene anche solo con il lavaggio in acqua e aumenta a seconda dei detergenti che si usano". E un sistema c'è. Si tratta di una sorta di isolamento del singolo capo di abbigliamento: "Siamo un istituto principalmente di chimica - spiega Cocca - e abbiamo sviluppato degli strati sottili di tessuto di materiale naturale o con polimeri biodegradabili che li proteggano il vestito durante il processo di lavaggio. Abbiamo riscontrato una riduzione del rilascio di microparticelle di tessuto dell'80-90%. La creazione del sottilissimo strato non dà a chi indossa il capo una sensazione di tessuto di plastica ma è molto efficace nella protezione". La sperimentazione sta ora proseguendo con alcune aziende tedesche, per arginare un problema che riempie i mari di poliestere, polipropilene, poliammide, e tessuti misti di poliestere e cotone, praticamente tutti i tessuti che vengono indossati normalmente. La conferenza di Capri si concluderà domani con una sessione pomeridiana dedicata alle strategie per pulire il mare dalle microplastiche, materiali difficilissimi da rimuovere, e con le conclusioni affidate a Maurizio Svella dirigente della ricerca portata avanti dal CNR di Pozzuoli, e Maurizio Peruzzini, direttore del dipartimento di Scienze Chimiche e tecnologie dei materiali del CNR. (ANSAmed).
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