In undici mesi il centrodestra è sceso a quota 18. E mentre l'Italia resta col governo tecnico di Mario Monti e la Grecia deve scegliere la formula di governo, con una maggioranza antieuropea, la Spagna a novembre ha scelto il 'popolare' Mariano Rajoy e la Slovenia a febbraio è passata a Janez Jansa.
Ma la Danimarca a settembre ha puntato sulla socialdemocratica Helle Thorning-Schmidt che detiene anche la presidenza Ue (che da luglio sarà del cipriota Dimitris Christofias, unico leader comunista in carica, 23 anni dopo la caduta del Muro), la Slovacchia è tornata nelle mani di Robert Fico ed il Belgio ha concluso la sua crisi-record coagulando un governo attorno al socialista francofono Elio Di Rupo.
Con Francia e Austria sono così ora cinque i governi a guida di centro-sinistra. E calano a 14 le bandierine azzurro Ppe sulla cartina europea. Oltre alla Germania di Angela Merkel, il nord è ancora saldamente guidato dai 'popolari' in Svezia (Fredrik Reinfeldt), Finlandia (Jyrki Katainen), Lettonia (Valdis Dombrovskis), Lituania (Andrius Kubilius) e Polonia (Donald Tusk), cui si aggiungono le orientali Slovenia (Janez Jansa), Ungheria (Viktor Orban) e Bulgaria (Boyko Borisov), l'inossidabile Lussemburgo di Jean-Claude Juncker in carica dal 1995, Malta (Lawrence Gonzi), l'Irlanda di Enda Kenny, il Portogallo di Passos Coelho, la Spagna di Rajoy. In Romania al presidente azzurro Traian Basescu si è affiancato il premier socialdemocratico Victor Ponta. A completare il quadro dei 27, i governi a guida liberal-democratica in Estonia e Olanda (dove però è dimissionario il governo di minoranza di Mark Rutte, sostenuto dal leader dell'estrema destra xenofoba Gert Wildeers) e quelli conservatori di david Cameron a Londra e di Petr Necas a Praga.(ANSAmed).