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Turchia: incubo di Ankara, partizione Siria post-Assad

Con stato alawita lungo Mediterraneo, rischio effetto domino

08 maggio, 19:04

(di Francesco Cerri) (ANSAmed) - ROMA, 8 MAG - Per la diplomazia di Ankara e' lo scenario incubo: una esplosione della Siria finora tenuta con mano di ferro dalla dinastia Assad, con il rischio di una partizione del paese lungo linee 'comunitarie', con uno stato alawita lungo la fascia mediterranea, uno curdo fra Turchia e Kurdistan iracheno e uno sunnita sul resto del territorio.

Ufficialmente non se ne parla ad Ankara ma l'ipotesi, spiega l'analista politico Abdullah Bozkurt suscita ''vera preoccupazione'' nel palazzo del potere turco. L'impressione e' infatti che le mosse del presidente siriano Bashar al-Assad negli ultimi mesi vadano in questa direzione. Davanti alla rivolta della maggioranza sunnita il regime di Damasco, nel quale e' forte l'influenza della minoranza alawita di cui fa parte il clan al-Assad, starebbe lavorando per una sorta di 'pulizia comunitaria', preparando la partizione del paese. La fascia montagnosa lungo il Mediterraneo, tradizionale territorio alawita (12-15% della popolazione siriana), attorno a Latakya, Banyas e Tartous (sede della flotta russa del Mediterraneo), diventerebbe il nucleo di uno stato alawita che rimarrebbe sotto il controllo di Assad, e nel quale la minoranza non rischierebbe le ritorsioni della maggioranza sunnita. Sotto il protettorato francese dopo la prima guerra mondiale c'era gia' stato uno stato alawita di Latakia dal 1922 al 1936, alleato dei francesi contro i sunniti. Secondo Bozkurt Assad vedrebbe pero' piu' in grande e penserebbe ad allargare lo 'stato di Latakya' a una fetta di territorio tradizionalmente sunnita, e soprattutto a Homs, svincolo cruciale che controlla l'asse Damasco-Aleppo. Per questo la citta' sarebbe al centro dei piu' duri scontri con l'opposizione armata. E sempre per preparare la creazione di uno stato alawita il regime avrebbe bombardato durante il Ramadam i quartieri sunniti di Latakya, provocando la fuga di migliaia di profughi verso la Turchia. Le tensioni fra sunniti e alawiti, seguaci della setta fondata da Ali, il genero di Maometto, considerati musulmani liberali e pro-occidentali, non sono una novita'. Non solo in Siria, ma anche in Turchia, dove rappresentano circa un quinto della popolazione. Se la crisi siriano si evolvesse verso la partizione, per la Turchia ma anche per altri stati del Medio Oriente rischierebbe di scoperchiarsi un vaso di Pandora delle minoranze.

La parte sunnita della Siria, spiega il quotidiano Zaman, vicino al governo Erdogan, rimarrebbe tagliata fuori dal Mediterraneo. Lo stato alawita disturberebba anche l'Iran, tagliando le vie di collegamento con l'Hezbollah libanese. Una possibile partizione in tre anche dell'Iraq, fra curdi, sunniti e sciiti, si farebbe piu' probabile. La comunita' alawita del Libano potrebbe essere tentata da una congiunzione con i correligionari siriani, e in Turchia potrebbe ridiventare a rischio la tregua fra maggioranza sunnita e minoranza alawita, forte soprattutto a Istanbul e lungo la frontiera appunto con la Siria (circa 300mila). In questa zona la politica ostile al regime di Damasco del governo turco e' impopolare. Fra gli alawiti turchi, a Hatay e Istanbul, ci sono state manifestazioni pro-Assad, e il governo ha dovuto spostare piu' a nord i profughi sunniti siriani per evitare incidenti. e anche la creazione di uno stato curdo anche in Siria, fra ar-Raqqah e al-Qamishli renderebbe ancora piu' esplosiva la situazione nel Kurdistan turco. (ANSAmed).

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