La sorte del drappello di militari turchi 'dimenticato' nella tempesta siriana suscita preoccupazione ad Ankara, al punto che il premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan ha ritenuto necessario ora lanciare un fermo 'guai a chi li tocca'.
''La tomba di Suleyman Shah e il terreno che la circonda sono territorio turco'': qualsiasi atto di aggressione, ha tuonato in tv, sarebbe ''un attacco contro il nostro territorio e contro il territorio Nato''.
Il piccolo presidio di Ankara in territorio siriano, nel bucolico villaggio di Kara Kozak, sulle rive dell' Eufrate, e' - ora pericolosamente - a soli 50 chilometri dall'inferno di Aleppo, teatro dei violenti scontri fra ribelli e forze governative, e a 25 dalla frontiera e dalla cittadina turca di Mursitpinar.
Fino alle ultime settimane per i soldati turchi era una tranquilla missione di routine: issare la bandiera, presentare le armi, restare impettiti davanti all'ingresso in alta uniforme, tenere d'occhio visitatori e pellegrini. Ma dall' abbattimento a fine giugno di un caccia turco al largo delle coste siriane, le relazioni fra Ankara e Damasco si sono fatte incandescenti, a volte vicine a un possibile scontro armato. La Turchia sunnita appoggia i ribelli sunniti siriani, e Damasco secondo Ankara aiuta i i ribelli curdi del Pkk che nelle ultime settimane hanno lanciato un'offensiva nel Kurdistan turco.
La pattuglia di Ankara finora non ha subito attacchi. Ma sull'improvviso monito di Erdogan potrebbero avere influito segnalazioni dei servizi turchi su possibili nuovi fattori di rischio. Che potrebbero venire dalle milizie vicine al regime siriano. Ma anche da possibili provocazioni dei ribelli, fra i quali c'e' un numero crescente di jihadisti stranieri, che potrebbero cercare un coinvolgimento militare turco.
Ankara teme ''attacchi o provocazioni'' conferma Hurriyet.
Intanto nel bucolico pezzetto di Turchia in terra siriana tutto continua come prima, almeno in apparenza. I rifornimenti continuano ad arrivare dal comando di Sanliurfa, oltre frontiera, gli uomini vengono sostituiti due volte alla settimana. Un ritiro dal 'luogo sacro' dei soldati di Ankara al momento sembra escluso dai turchi. Soprattutto da parte di un governo presieduto dal 'sultano' Erdogan, che punta a restituire alla Turchia moderna la sfera d'influenza fra Europa e Asia dell'impero ottomano.(ANSAmed).