Ammesso che la crisi economica sia superata, la Grecia ora ne dovrà affrontare un'altra: quella politica. La crisi economica aveva portato alla divisione dei partiti in due schieramenti in base alla posizione assunta nei confronti dei memorandum e dei creditori internazionali della Grecia. Il clima di tensione che ha caratterizzato il dibattito parlamentare sul recente accordo raggiunto tra il governo greco e la troika (Fmi, Ue e Bce) è stato solo un piccolo esempio di quello che potrebbe succedere d'ora in poi sino alle elezioni di maggio. Lo scontro politico tra governo e opposizione è stato durissimo.
In più, anche la situazione all'interno dei partiti non è delle migliori. Il clima all'interno del socialista Pasok, che insieme con Nea Dimokratia (centro-destra) forma il governo di coalizione, è pesante a causa dei rapporti tra l'attuale leader del partito Evanghelos Venizelos e l'ex premier Giorgos Papandreou, il quale nella votazione del multi-disegno di legge in Parlamento ha votato contro l'articolo che riguardava la ricapitalizzazione delle banche e, secondo vari giornali, sarebbe pronto a far cadere il governo del premier Antonis Samaras.
Nea Dimokratia, guidato da Samaras, si trova al centro di uno scandalo che riguarda i rapporti tra il Segretario del Consiglio dei Ministri, Takis Baltakos, amico personale del premier, con gli uomini di Chrysi Avgì (Alba Dorata) il partito filo-nazista greco, come emerso dalla video-registrazione di un incontro tra Baltakos e il deputato di Crysi Avgì, Ilias Kassidiaris.
Baltakos è stato immediatamente rimosso dall'incarico come aveva preteso anche il Pasok. Sul fronte opposto, Syriza, il principale partito d'opposizione che molti sondaggi danno in cima alle preferenze dei greci, non riesce ancora nonostante i quattro anni di misure di austerità a conquistare nelle intenzioni di voto un vantaggio su Nea Dimokratia tale da consentirgli di sentirsi tranquillo.
Al contrario, spesso mostra un certo nervosismo come è avvenuto durante il dibattito in Parlamento sul multi-disegno di legge, quando il suo leader Alexis Tsipras non ha trovato altro di meglio da fare che proporre una mozione di sfiducia contro il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, respinta in base al regolamento del Parlamento dal presidente Evanghelos Meimarakis.
(ANSAmed).
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