(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAmed) - BEIRUT, 12 NOV - Un mostro pluricefalo capace di
rigenerare le proprie teste. O un organismo del tutto dipendente
dal suo capo, il "califfo" Abu Bakr al Baghdadi. Osservatori
arabi si dividono nel descrivere la struttura dello Stato
islamico (Isis). E nell'immaginare le ripercussioni a breve e a
lungo termine di un'eventuale morte del leader della formazione
jihadista presente in Iraq e Siria. Finora nessuna conferma è
emersa delle voci - rilanciate ieri anche dal quotidiano
egiziano al Ahram - circa il possibile ferimento o, addirittura,
l'uccisione di Baghdadi in raid aerei della coalizione guidata
dagli Usa, effettuati tra venerdì e sabato scorsi, nelle regioni
di Anbar, al confine con la Siria, e nel nord dell'Iraq, vicino
Mosul. "E' riduttivo affermare che l'Isis possa fare a meno di
Baghdadi semplicemente sostituendolo ai vertici
dell'organizzazione", si leggeva ieri sul quotidiano panarabo al
Quds al Arabi. "E' come dire che lo Stato islamico è un gruppo
con più vertici locali autonomi gli uni dagli altri, non
considerando però la forza politica e personale di Baghdadi".
Misurare il peso che l'autoproclamato califfo ha nel contesto
interno all'Isis spinge in molti a domandarsi come sia
strutturata l'organizzazione jihadista che nel giro di due anni
si è trasformata da ala irachena di al Qaida in entità
pseudo-statale in grado di sfidare tutte le potenze della
regione e quelle internazionali. "E' vero - afferma Abdennasser
Mansur sul quotidiano iracheno Zaman - che è impossibile
decapitare del tutto i vertici dell'Isis, ma non bisogna
dimenticare che la persona di Baghdadi ha dimostrato di avere un
forte carisma e capacità di attrarre consenso". E' stato lui,
ricorda Mansur, a traghettare lo Stato islamico dell'Iraq - ala
qaedista - a Stato islamico odierno, passando per Stato islamico
dell'Iraq e del Levante. Ed è a lui, il "califfo Ibrahim
discendente del clan di Maometto", che numerosi leader jihadisti
dell'ecumene arabo-islamica guardano come referente e guida
globale.
Altri osservatori spostano la questione su chi potrebbe
succedere a Baghdadi. Al di sotto del "califfo", l'Isis è
gestito da un consiglio consultivo che dovrebbe nominare una
guida pro-tempore e poi un nuovo "califfo", che in arabo vuol
dire appunto successore, sottintendendo "di Maometto". Nelle
ultime ore si è fatto il nome del siriano Abu Muhammad al
Adnani, l'attuale portavoce dell'Isis, ma uno 'shaykh' troppo
giovane secondo alcuni per occupare un posto così cruciale.
Altri hanno indicato Abu Muslim Turkmani, comandante militare,
ex ufficiale dell'esercito iracheno ai tempi di Saddam Hussein,
descritto però come privo di carisma e, secondo certe fonti,
vittima degli stessi raid di venerdì. Altre analisi puntano i
riflettori su Abu Omar Shishani, "il ceceno", da più parti
definito il "ministro della guerra" dell'Isis e il capo
dell'assedio su Kobane/Ayn Arab, la cittadina curda siriana a
ridosso del confine con la Turchia. Ma nessun nome finora sembra
convincere gli analisti e molti degli stessi seguaci dello Stato
islamico, che sui social network assicurano: "Baghdadi è vivo ed
è al comando".(ANSAmed).
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