Heidar, già corrispondente della mena da Parigi negli anni Novanta, ha sostenuto che "c'è stata una sorta di alleanza fra gli arabi e gli africani che patiscono le stesse condizioni, in particolare nelle carceri francesi dove sono condannati per crimini comuni ma da cui" a causa di "povertà", "ignoranza" e "discorsi religiosi radicali, escono terroristi".
"La causa palestinese e l'ingiustizia di cui il popolo palestinese è vittima sono sfruttati dai gruppi religiosi estremisti per introdurre l'ideologia dello jihad", la guerra religiosa, " e reclutare giovani musulmani nelle file dei jihadisti", ha argomentato ancora il direttore, apprezzato analista di vicende mediorientali. Heidar ha ricordato che c'erano ebrei sia nella rivista Charlie Hebdo, sia nella presa di ostaggi al ristorante. A suo avviso comunque "questi radicali sono una minoranza della popolazione francese in quanto i musulmani, gli africani e gli arabi fanno parte della società francese, occupano posti eminenti e contribuiscono senza alcun dubbio alla rinasciat e allo sviluppo della Francia".
Da parte dei servizi di sicurezza francesi è stato "negligenza e lassismo", ha argomentato peraltro Heidar ricordando che i fratelli Kouachi, gli autori dell'attacco alla sede di Charlie Hebdo, erano stati in carcere in Francia ma erano lo stesso potuti partire per lo Yemen, "dove hanno preso contatto con islamici radicali", e poi tornare in patria: "la polizia avrebbe dovuto essere più vigile". (Ansamed).
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