Dal punto di vista dei numeri, l'analisi è impietosa perchè, come sottolinea Nacéra Benali, analista economico di el Watan, gli scambi, nel volgere di pochi anni, si sono addirittura dimezzati e l'Italia, che era primo cliente e secondo fornitore dell'Algeria, ora è scalata, rispettivamente, al quarto ed all'ottavo di questa classifica.
L'Algeria, per parte sua, che nel 2012 era il decimo fornitore dell'Italia ora è piombata al 18 posto, sopravanzata ad esempio da Spagna, Francia e Cina). L'Algeria, si comunque eccepire, resta sempre uno dei principali fornitori di idrocarburi dell'Italia, che però sta diversificando le sue fonti di rifornimento rivolgendosi altrove (Qatar, Libia, Azerbaijan, ed in tempi più recenti l'Egitto, dove, ricorda Benali, l'Eni sta investendo molto sullo sfruttamento di nuovi giacimenti sul delta del Nilo).
Il totale delle esportazioni dall'Algeria verso l'Italia ha subito un netto ridimensionamento nel giro di appena un anno, passando dai 4,626 miliardi di euro del settembre 1023 ai 3,180 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.
Le esportazioni algerine riguardano gas (1,6 miliardi di euro; 57,2% del totale), greggio (605 milioni; 20%); derivati del petrolio (564 milioni; 19,3%); prodotti chimici (40 milioni; 1,4%); agroalimentare (12 milioni; 0,4%); prodotti manifatturieri e pellame (11 milioni; 0,4%).
A rendere per qualcuno problematico lo sviluppo dei rapporti bilaterali c'è anche la discontinuità degli incontri bilaterali che, sostengono alcuni commentatori algerini, non rispettano la cadenza biennale a suo tempo decisa, rendendo così meno efficaci questo tipo di confronti.
A complicare ancora di più lo stato generale dei rapporti resta il nodo aperto del gasdotto Galsi, sul quale, aggiunge Benali, i governi italiani - sia di destra che di sinistra - non sembrano più credere, guardando alla costruzione di altri, quali South Stream, Nabucco e soprattutto Trans-Adriatic Pipeline (TAP). (ANSAmed).
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