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Isis: analista Kuwait, raid inefficaci, servono truppe

"Intervento di terra Paesi Golfo per debellare cancro jihadista"

12 giugno 2015, 19:16

Redazione ANSA

ANSACheck
(dall'inviato Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - KUWAIT CITY, 12 GIU - I raid aerei della coalizione guidata dagli Usa contro lo Stato islamico (Isis) non sono efficaci. C'è bisogno di un intervento di truppe di terra dei Paesi del Golfo, dell'Egitto, del Marocco e della Giordania.

A dirlo è Khalaf al Habtur, imprenditore ed editorialista kuwaitiano, mentre giungono notizie di nuove conquiste dei jihadisti in Libia e in Medio Oriente. "Non possiamo esitare. E' in gioco la nostra sopravvivenza.

Siamo stufi di aspettare i miracoli", afferma parlando con l'ANSA. "Non possiamo più aspettare che gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali si prendano la responsabilità di liberare il mondo arabo dal cancro del terrorismo". Meno di un anno fa il Kuwait ha rafforzato i controlli per impedire il finanziamento dello Stato islamico da parte di enti privati e fondazioni 'caritatevoli' dell'emirato del Golfo, da più parti indicato come uno degli Stati della regione da cui provengono trasferimenti di denaro destinati alla causa dello Stato islamico. "Le potenze straniere hanno fatto davvero poco finora per evitare che l'Isis si espandesse e facesse proseliti tra i giovani del Medio Oriente, Nordafrica e dell'Europa", ha aggiunto Habtur, che periodicamente interviene con commenti sulla stampa del Kuwait. "Dobbiamo assumerci direttamente noi la responsabilità di contrastare l'Isis. Questo legittima la proliferazione di milizie sciite sostenute dall'Iran". La Repubblica islamica, tradizionale rivale regionale dell'Arabia Saudita e degli alleati arabi del Golfo, tra cui il Kuwait, da mesi è ormai descritta da più parti in Occidente come il baluardo all'espansione dell'Isis e degli altri gruppi estremisti sunniti. Una percezione che l'establishment ufficiale del Kuwait, vicino agli interessi di Riad, contesta apertamente.

Per Habtur, che difende la politica saudita nella regione, "la soluzione nel breve termine è la creazione di un contingente di truppe di terra formato dai Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Oman) e delle monarchie alleate come il Marocco, l'Egitto e la Giordania". A questo "andrà affiancata una campagna di bombardamenti aerei e di artiglieria per sradicare Daesh e le varie milizie sciite filo-iraniane", ha affermato l'analista indicando l'Isis col suo acronimo dispregiativo usato in arabo. "Il secondo passo sarà sigillare i confini con l'Iran per impedire l'avanzamento delle sue ambizioni egemoniche". Habtur è cosciente che la risposta militare non può essere l'unica praticabile per contrastare il progetto jihadista. "E' una questione culturale.

Bisogna per questo riformare i sistemi educativi dei nostri Paesi per non lasciare che ideologie estremiste facciano il lavaggio del cervello alle giovani generazioni". Secondo l'editorialista arabo nelle scuole del mondo arabo "non si è insegnato abbastanza bene a pensare con la propria testa. E la propaganda dell'Isis sta avendo la meglio". (ANSAmed).

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