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La Tunisia e la paura del contagio dello Stato Islamico

Cambio ai vertici sicurezza stato indica livello allarme elevato

04 dicembre 2015, 14:09

Redazione ANSA

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(di Paolo Paluzzi) (ANSAmed) - TUNISI, 02 DIC - Le notizie provenienti dalla vicina Libia, descritta come nuovo Eldorado dell'Isis, con Sirte a qualche centinaio di chilometri dal confine, incutono timore e preoccupazione alle autorità e ai cittadini tunisini. Fonti concordanti riferiscono infatti ''dell'arrivo a Sirte di vari combattenti, tra cui alcuni 'leader' dello Stato islamico, provenienti dall'Iraq e dalla Siria''. Cio' inquieta ancor di piu' la Tunisia, già alle prese con i problemi dovuti al terrorismo interno e con il ritorno dei suoi foreign fighters da Siria, Libia ed Iraq. 700 tra loro sono stati fermati e 350 di essi sottoposti alla misura dell'obbligo di dimora, secondo quanto dichiarato dalle autorità, ma l'opinione pubblica tunisina si domanda se queste misure, unite al blocco delle frontiere con la Libia per 15 giorni, allo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale ed il coprifuoco notturno sulla capitale, introdotte dal presidente Essebsi dopo l'ultimo attentato del 24 novembre scorso ad un bus della guardia presidenziale, poi rivendicato proprio dall'Isis, potranno bastare ad arginare quello che sembra un fiume in piena, almeno a giudicare dal numero di arresti e sequestri di armi e munizioni da guerra che le forze dell'ordine tunisine stanno compiendo in queste ultime settimane. Con questa urgenza si puo' forse spiegare lo zelo con il quale ieri è stato nominato il nuovo direttore generale della sicurezza nazionale, Abderrahmen Belhadj Ali, (già operativo ai tempi del deposto Ben Ali), in sostituzione del segretario di Stato alla sicurezza Rafik Chelly, oltre a varie altre nomine ai vertici della sicurezza statale. Al di là della facile retorica del Paese da Premio Nobel per la Pace 2015 al Quartetto per il Dialogo nazionale tunisino, che vuole la Tunisia come esempio da seguire per tutta l'area, i problemi restano molti, a partire da quello economico e sociale. Ricordiamo che la Tunisia non è solo il paese da cartolina illustrato nei depliant turistici ma anche quello che fornisce il maggior numero di foreign fighters nei territori del Jihad, nonostante sia effettivamente l'unico della regione ad aver compiuto con successo il processo di transizione democratica post-rivoluzionario. Ne è consapevole lo stesso presidente Essebsi, leader di un partito Nidaa Tounes diviso al proprio interno, che nel suo discorso televisivo di domenica sera ha fatto riferimento proprio all'importanza dell'unità e della pace sociale in questo momento per superare terrorismo e crisi. Ma debbono essere vicini alla Tunisia anche i paesi amici e partner, poiché il terrorismo riguarda tutti e Sirte, in Libia, non dista nemmeno troppi chilometri dalle coste italiane.

I recenti attentati di Parigi, Beirut, Tunisi, dimostrano piu' che mai che il pericolo è globale e per questo motivo va affrontato insieme. (ANSAmed)

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