Sebbene le tunisine godano di numerosi diritti acquisiti, alcuni non sono effettivi, ha precisato Monia Ben Jemia, professoressa alla Facoltà di Scienze giuridiche politiche e sociali di Tunisi. Anche sul piano politico, le donne, seppure rappresentate in parlamento con il 34% dei seggi, restano assenti in altre strutture di rappresentanza e decisionali. Nel diritto di famiglia, inoltre, rimangono ancora zone d'ombra da chiarire come le spinose questioni della parità nel diritto ereditario, della parità di diritti tra genitori riguardo ai figli minorenni, della parità davanti al giudice penale. Nella lotta contro i maltrattamenti nei confronti delle donne la Tunisia già nel 2013 aveva intrapreso l'elaborazione di una legge quadro mirante a ridurre le violenze di genere, che si inquadrasse negli standard internazionali. Norme che mettono in pratica lo spirito dell'articolo 46 della Costituzione, che impone che lo Stato adotti le misure necessarie a sradicare la violenza nei confronti delle donne. Questa legge attende ancora di essere votata dal parlamento. Per contro l'impegno della società civile continua ininterrottamente a livello associativo e politico a tutti i livelli. Dimostrazione ne sono le numerose prese di posizione riguardo ad ogni tentativo di attacco ai loro diritti acquisiti da parte di qualsiasi rappresentante politico e le numerose manifestazioni in programma questa settimana in onore della Giornata mondiale della Donna, a partire dalla grande Fiera di esposizione e vendita di prodotti artigianali creati dalle donne tunisine sulla centrale Avenue Bourguiba di Tunisi, promossa dal ministro della Donna, Samira Marai Riaa e del Turismo Selma Elloumi Rekik. (ANSAmed)
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