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Libia: esperto, è presto per cantare vittoria a Sirte

Toaldo, 'sorprende avanzata milizie. Ma Libia resta nel caos'

15 giugno 2016, 12:41

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Claudio Accogli) (ANSAmed) - ROMA, 15 GIU - L'avanzata delle milizie fedeli al governo Sarraj su Sirte "è sorprendente", la presenza di migliaia di miliziani dell'Isis "era probabilmente sovrastimata" ma "è difficile che cedano la città facilmente". E' l'analisi di Mattia Toaldo, dell'European Council on Foreign Relations (Ecfr), che parla in una intervista all'ANSA. "Bisogna vedere se e quando le milizie vinceranno la battaglia di Sirte. E' già stato sorprendente che siano arrivati nel centro. La presenza dell'Isis è stata probabilmente sovrastimata, quando si parlava di 6.000 combattenti, ma anche se fossero solo centinaia è difficile che cedano il controllo di Sirte facilmente, anche perché non hanno vie di fuga", spiega l'analista. "Quindi aspettiamo a dichiarare la vittoria, anche se le milizie di Misurata (impegnate in prima linea nell'offensiva, ndr) ci tengono molto".

Resta il problema del 'day after' una eventuale vittoria. La sconfitta dell'Isis potrebbe rappresentare un "incoraggiamento" per tutte le milizie libiche "a unirsi".

Intanto, a Tripoli negli ultimi giorni 12 detenuti accusati di aver preso parte alla repressione contro i ribelli anti-Gheddafi nel 2011 sono stati liberati, e l'indomani mattina trovati uccisi in varie parti della capitale. "Il livello di caos, in tutto il Paese, è molto forte e anche il governo più efficiente ci metterà molto tempo a controllare questo caos. E il governo Sarraj non è certamente il più efficiente", sottolinea Toaldo. "L'uccisione dei gheddafiani è un segnale preoccupante; la loro liberazione rientrava nel percorso di riconciliazione tra le milizie di Misurata, 'azionista di maggioranza' del governo di unità e vasti settori" legati al defunto rais, anche per evitare quello che è accaduto in Iraq, dove l'ex regime si è schierato con l'Isis". Ma evidentemente a Tripoli "non tutti condividono questa riconciliazione".

E gli Stati Uniti, qual è il loro ruolo nel Paese? "Bisogna tener presente che la Libia non è mai stata importante per gli Usa. Tanto meno ora, dopo l'attacco a Bengasi nel 2012", quando morirono l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre statunitensi. Una vicenda, al centro di nove inchieste negli Usa, immortalata nel film '13 Hours' di Michael Bay. Dopo la strage, e le polemiche contro l'allora segretario di Stato Hillary Clinton, "Barack Obama ha paura che qualsiasi legame forte tra l'amministrazione e la Libia possa essere visto con sospetto".

Preoccupa la crescita dell'Isis, ma la presenza Usa "è discreta, con alcuni raid mirati. L'obiettivo politico è quello di evitare la frantumazione del Paese in mille pezzi". (ANSAmed).

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