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Juncker ancora pro-flessibilità, ma strada stretta

Prove di equilibrismo tra falchi e colombe

15 settembre 2016, 09:59

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Chiara De Felice) (ANSAmed) - BRUXELLES - L'aiuto che ci si aspettava dal presidente Juncker nel suo discorso sul futuro dell'Unione europea sembra essere arrivato. La certezza si avrà solo a novembre, con i giudizi sulle leggi di stabilità 2017, ma per ora l'Italia può registrare un'apertura sul fronte flessibilità e una disponibilità a valutare lo stato generale dei conti pubblici alla luce degli sforzi di riforma che il Paese sta compiendo. E' una premessa importante per un Governo che ha promesso di continuare ad investire, anche se le stime del Pil saranno riviste al ribasso e si faticherà a trovare le risorse per abbattere il debito, come promesso alla Ue.

Nel discorso che indica la strada dei prossimi mesi, Juncker cita subito il Patto di stabilità. Del resto il nuovo ciclo del semestre europeo (il monitoraggio annuale dei bilanci) è già cominciato ed entro il 15 ottobre la manovra 2017 dovrà essere sul suo tavolo. Il presidente è soddisfatto di come sta lavorando il 'nuovo' Patto, frutto degli aggiornamenti da lui voluti che lo hanno reso più flessibile, per andare incontro ai Paesi che hanno bisogno di più tempo per vedere gli effetti delle riforme. Per questo, spiega, la Commissione continuerà con l'applicazione "non dogmatica" delle regole, ma guidata dal "buon senso" e dalla politica. E fa un esempio: "In teoria, un singolo decimale sopra il 60% di un debito pubblico dovrebbe essere punito. Ma in realtà, bisogna guardare alle ragioni del debito". Un riferimento piuttosto chiaro all'Italia, che ancora non centra l'obiettivo di riduzione del debito, e che quindi è sempre a rischio di procedura. Una procedura che Juncker cercherà ancora una volta di evitare, come già in primavera.

Ma il presidente non è il solo a decidere e, sulla questione 'flessibilità', le diverse posizioni dei commissari rispecchiano anche lo scetticismo di alcuni Governi nazionali. 'Falchi e colombe' sono ormai categorie superate visto che negli ultimi due anni l'interpretazione delle regole ha sempre accontentato tutti i Paesi. Persino Spagna e Portogallo, in conclamata violazione sul deficit, non sono state punite. Finora Juncker è riuscito ad ammorbidire i falchi di un tempo e ad archiviare l'austerità grazie al sostegno della Merkel, d'accordo a chiudere un occhio per sostenere attivamente soprattutto Italia e Francia. Non è detto che questo clima resista a lungo. La cancelliera indebolita dalle elezioni e le resistenze dei Paesi da sempre contrari a troppe concessioni potrebbero costringere Bruxelles a correggere il tiro. Anche perché stavolta, sulla carta, la flessibilità per l'Italia è finita, e Juncker e i suoi commissari dovranno trovare delle nuove strade per aiutare Roma.

(ANSAmed).

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