Rajoy ora governa in minoranza e non più con una maggioranza assoluta ma lo fa prevalentemente grazie a patti puntuali con i socialisti, formalmente all'opposizione. I due partiti del 'nuovo' si sono trovati emarginati, Podemos indebolito dalla lotta di potere interna senza esclusione di colpi fra il leader Pablo Iglesias e il 'numero 2' Inigo Errejon.
Ciudadanos, che aveva concluso un patto di investitura con Rajoy, si trova marginalizzato dal dialogo fra i protagonisti del 'vecchio' bipartitismo, Pp e Psoe. Una situazione che conviene a tutti e due. "Patto a patto, tutti contenti", sintetizza Abc. Rajoy governa senza eccessivi scossoni, il Psoe ottiene correzioni sociali importanti, guadagna tempo per ricostruirsi e superare le spaccature della gestione Sanchez evitando possibili elezioni anticipate che i sondaggi annunciano catastrofiche per i socialisti, con un umiliante 'sorpasso' di Podemos a sinistra.
La Spagna per diversi analisti appare di nuovo una oasi di stabilità in una Ue nella tempesta. Dei cinque 'grandi' europei riuniti da Angela Merkel a Berlino il mese scorso per l'ultimo vertice con Barak Obama è il solo saldamente al potere. Matteo Renzi è caduto dopo il referendum, Francia e Germania affrontano imprevedibili elezioni chiave nel 2017, Londra ha già quasi un piede fuori.
Certo Madrid dovrà gestire l'anno prossimo la patata bollente della spinta catalana verso l'indipendenza. Ma per "Rajoy il sopravvivente" - come lo ha definito El Mundo, uno dei primi europei a parlare con Donald Trump dopo la sua vittoria, è l'ora del ritorno alle poltrone di prima fila nella politica Ue.
(ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA