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Strage Barcellona allontana il referendum in Catalogna

'Ministro esteri' Romeva all'ANSA, priorità le vittime e l'inchiesta

22 agosto 2017, 10:20

Redazione ANSA

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© ANSA/AP

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(dell'inviato Emanuele Riccardi)

BARCELLONA - Raul Romeva, il 'ministro degli esteri' catalano, non lo dirà neanche sotto tortura, ma difficilmente si terra' il primo ottobre prossimo come previsto il referendum sull'indipendenza della Catalogna, dopo l'attacco alla Rambla di giovedì scorso con almeno 15 morti e centinaia di feriti. "In questa situazione tragica abbiamo due priorità - spiega Romeva in una intervista all'ANSA, nel suo ufficio di Conseller d'Afers Exteriors della Generalitat de Catalunya, a due passi dalla Cattedrale di Barcellona - occuparci delle vittime e portare avanti le inchieste di polizia, il resto vedremo". E si rifiuta di entrare nei dettagli e di alimentare le tensioni con Madrid in un momento di relativa tregua istituzionale dopo gli attentati di Barcellona e di Cambrils.

"Occorre lavorare con tutte le istituzioni, poi vedremo nei prossimi giorni in che situazione ci troveremo", aggiunge. "In questa vicenda i Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, hanno dimostrato di essere all'altezza delle migliori polizie internazionali - spiega il 'ministro degli esteri' -. Noi siamo per un coordinamento massimo, per un interscambio delle informazioni spinto al massimo, con azioni e cooperazione tra paesi come Spagna, Italia e Francia, come suggerito anche dal vostro ministro degli esteri Angelino Alfano. Voglio mettere in evidenza il fatto che abbiamo in Catalogna la volontà politica di cooperare con tutto il mondo. Tra tutti gli attori presenti occorre una cooperazione massima, ci sembra logico, a tutti i livelli". Romeva non vuole ricordarlo, ma soltanto la polizia nazionale spagnola partecipa ai coordinamenti Interpol in un momento in cui appaiono sempre più evidenti i legami internazionali della cellula jihadista catalana.

Il consigliere esteri catalano nega qualsiasi chiusura nei confronti di Madrid. "Per la Generalitat non è mai stato un problema parlare con tutti. La nostra volontà di collaborare e' costante. Esisteva, esiste ed esisterà sempre, in qualsiasi scenario". Ad ogni modo, aggiunge, parlando dell'attacco a Barcellona, "il problema non e' chiudere questa o quella strada, ci sarà sempre una strada accanto libera e la sicurezza al 100% non esiste. Il vero problema e' la radicalizzazione. Vogliono terrorizzarci, intimorirci. La risposta migliore l'abbiamo vista il giorno dopo per le strade: tutti sono usciti normalmente, hanno manifestato a placa Catalunya normalmente, passeggiano oggi per la Rambla normalmente. Non abbiamo paura. Se costruiamo muri e barriere, succedono due cose: vincono loro e non arginiamo il terrorismo. Il problema vero e' perché giovani di 17-20 anni fanno quello che questi ragazzi hanno fatto". Alla manifestazione cittadina di sabato prossimo, spiega infine Romeva, "sarà importante spiegare che non c'e' un problema di convivenza, che qui non c'e' un problema con l'islam, non c'e' un problema con la comunità' marocchina. Il problema non e' la convivenza ma chi crede che la convivenza sia un problema. Dobbiamo combattere il radicalismo".

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